Investire appena il 2% del valore di mercato di tutti i beni e servizi del mondo in 10 settori chiave potrebbe avviare una transizione verso la riduzione delle emissioni e l’uso efficiente delle risorse. E’ questo il messaggio del Programma ambientale delle Nazioni Unite (Unep) presentato ieri a Nairobi, in Kenya, alla presenza di 100 ministri dell’ambiente per il Forum Ministeriale Mondiale.
La somma, attualmente pari a circa 950 miliardi di euro l’anno, potrebbe far crescere l’economia globale allo stesso ritmo, se non superiore, rispetto alle previsioni degli attuali modelli economici, ma senza i rischi di nuove crisi, carestie, riduzione delle risorse ed economia ad alte emissioni di carbonio.
Compilato dall’UNEP, in collaborazione con economisti ed esperti di tutto il mondo, il rapporto è volto ad accelerare lo sviluppo sostenibile, facilitando il sostegno delle Nazioni Unite agli Obiettivi di Sviluppo del Millennio concordati da tutti i leader mondiali nel 2000, i quali miravano ad abbassare la concentrazione atmosferica dei gas ad effetto serra. L’incontro fa da “antipasto” alla conferenza di Rio+20 prevista per il prossimo anno in Brasile, 20 anni dopo il summit del 1992 in cui i Paesi concordarono l’Agenda 21, il primo progetto al mondo per lo sviluppo sostenibile.
I leader mondiali del vertice 2012, fissato per il 14-16 maggio, dovrebbero raggiungere un accordo su un documento politico che dovrà guidare l’azione sulla politica di sviluppo sostenibile per i decenni a venire. Achim Steiner, sottosegretario generale delle Nazioni Unite e direttore esecutivo dell’UNEP, ha dichiarato:
Il mondo è di nuovo sulla strada per Rio, ma in un mondo molto diverso da quello del Summit del 1992. Rio 2012 nasce in un contesto di rapida diminuzione delle risorse naturali e acceleramento dei cambiamenti ambientali, la perdita delle barriere coralline e delle foreste per la crescente scarsità di terreno produttivo, l’urgente necessità di mangimi e carburanti e probabili impatti del cambiamento climatico incontrollato sulle economie.
Per questo c’è bisogno di più green economy, conclude Steiner. Secondo la definizione che dà l’UNEP, la Green Economy “si traduce in un migliore benessere umano ed equità sociale, riducendo in modo significativo i rischi ambientali e la scarsità ecologica”.
I 10 settori identificati nella relazione come chiave per l’economia ecologica globale sono: fornitura di energia agricoltura, edilizia, pesca, foreste, industria che comprende l’efficienza energetica, turismo, trasporti, gestione dei rifiuti e gestione dell’acqua. Tali investimenti devono essere accompagnati da riforme delle politiche nazionali ed internazionali, sottolinea la relazione.
Con 2,5 miliardi di persone che vivono con meno di 2 dollari al giorno e con più di due miliardi di persone che si aggiungeranno alla popolazione mondiale entro il 2050, è chiaro che dobbiamo continuare a sviluppare e far crescere le nostre economie. Ma questo sviluppo non può andare a scapito dei sistemi di sostegno della vita sulla terra, negli oceani o nella nostra atmosfera che sostengono le nostre economie e, quindi, la vita di ognuno di noi
continua Steiner. La responsabilità, come hanno confermato diversi economisti, è dei governi che devono cambiare le leggi e le politiche, in modo da investire la ricchezza pubblica nella green economy. Alcuni esempi di queste politiche sono l’eliminazione delle sovvenzioni alla pesca non sostenibile per riversarle in coloro che applicano le pratiche corrette di pesca, oppure ridurre fino ad eliminare l’estrazione di combustibili fossili per spostarsi sulle rinnovabili.
La chiave di tutto è l’efficienza ed il risparmio energetico che, prevedono dal summit, potrebbe ridurre del 40% il fabbisogno energetico nel 2050 rispetto ad oggi, nonostante il numero di persone sulla Terra continuerà a crescere. Questo porterebbe a ridurre le emissioni di anidride carbonica di circa un terzo rispetto ai livelli attuali. Spiega l’economista tedesco Pavan Sukhdev:
Un’economia verde non porta a bloccare la crescita e la prosperità. Si tratta di riprendere contatto con ciò che è la vera ricchezza, re-investire in capitale naturale e non solo minerario, e favorendo i molti più dei pochi. Si tratta anche di una economia globale che riconosce la responsabilità intergenerazionale delle nazioni di consegnare un pianeta dal funzionamento sano e produttivo ai giovani di oggi e a quelli che devono ancora nascere.
[Fonte: Newswire]
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