I mutamenti climatici, con conseguente innalzamento delle temperature, hanno portato come una delle conseguenze più note quella dello sbiancamento e la distruzione della barriera corallina. Secondo i ricercatori dell’Australian Institute of Marine Science (AIMS) di Townsville e dell’Università di Wollongong, dal 1985 ad oggi si sono persi il 48% dei coralli della Grande Barriera Corallina, a cui si aggiungono il 42% delle stelle marine ed il 10% dei coralli che si sono sbiancati.
Secondo John Gunn, CEO dell’AIMS, a causare questo fenomeno sono stati l’acidificazione degli oceani e le tempeste marine che sono aumentate in numero e forza rispetto al passato.
Lo studio mostra che il Reef ha perso più della metà dei suoi banchi di corallo in 27 anni. Se la tendenza proseguirà, la barriera corallina potrebbe dimezzarsi di nuovo entro il 2022. Interessante notare che il modello di calo varia tra le regioni. Nel Nord della Grande Barriera Corallina i banchi di corallo sono rimasti relativamente stabili, mentre nelle regioni meridionali si vede una perdita più drammatica di coralli, in particolare negli ultimi dieci anni quando le tempeste hanno devastato molte scogliere
spiega Doherty. La speranza è sempre l’ultima a morire. Secondo gli scienziati infatti ci sono buone possibilità di ripresa. La barriera infatti potrebbe fermare questo fenomeno e riprendere a crescere nell’arco di 10, 20 anni al massimo, ma per poterlo fare bisogna fare in modo che i fattori che hanno causato questa distruzione cessino di esistere. E se non si possono controllare le tempeste marine, con l’abbassamento delle temperature si potrebbero almeno ridurre di intensità.
Ciò su cui si può agire è invece la quantità di CO2 presente nell’atmosfera che può variare in positivo o in negativo la quantità di acidità dei mari. I biologi invece puntano a ridurre il boom demografico della stella corona di spine, una specie particolare di stella marina che è in grado di distruggere la Barriera Corallina ed è favorita proprio dall’alta acidità degli oceani. Ma riportarla entro limiti considerati sicuri potrebbe far crescere la Barriera di appena uno 0,89% all’anno. E’ evidente che le contromisure devono essere altre.
[Fonte: Sciencedaily]
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