I Googlers, gli ingegneri informatici che hanno creato la macchina dell’onniscienza, la macchina che ti corregge quando sbagli una parola, l’oracolo che quasi capisce cosa stai cercando un attimo prima che tu lo abbia realmente pensato tra un algoritmo e l’altro, i geni di Google zappano e annaffiano.
Nel quartier generale di Mountain View, oltre ai quattro hangar di vetro e cemento alti due piani (e colorati di blu, rosso, giallo e verde, come le lettere del celebre logo), gli svariati edifici per uffici, le palestre, i 17 caffè e le cinquecento biciclette in sharing che i 9000 gli impiegati prendono e lasciano, c’è anche un organic garden. Lavorare la terra rilassa e facilita la concentrazione ed al campus dove tutto è brainstorming l’orto non poteva mancare.
L’orto organico è un giardino esteticamente curato anche per assumere una funzione di luogo di relax e contatto con la natura nel quale stare in contemplazione, in riflessione o in “elaborazione dati” ma è soprattutto un orto produttivo le cui verdure arrivano a chilometro zero sulle tavole dei ristoranti del campus. Un orto da zappare, seminare, raccogliere nel quale fare un naturale, rilassante esercizio fisico all’aria aperta nelle pause dai monitor e dall’aria eletttro-magnetica degli uffici, che i googlers hanno la libertà di prendersi a loro discrezione.
I Googlers affermano sul loro blog ufficiale che si compiacciono di percepirsi come uomini e donne di un nuovo rinascimento, hanno dato al mondo un potente mezzo di democrazia culturale, hanno regalato al mondo la possibilità di passeggiare per le strade del pianeta e di vedere le proprie città dal cielo, di svolazzare sul mondo, di disporre gratuitamente dei libri, come avrebbero potuto non essere ecologisti? Molti di loro dichiarano di non avere mai avuto il pollice verde e ringraziano per i buoni prodotti freschi che tutti i giorni consumano nelle loro mense, il loro partner: The Growing Connection. Un progetto di UN’s Food and Agriculture Organization (FAO).
Growing Connection è il progetto che ha messo a punto il modulo costitutivo dell’orto di Google, la heart box , una sorta di evoluzione del cassone di terra che permette di coltivare con facilità senza grandi fatiche né necessità di esperienza alcuna, un’agricoltura comoda ed intuitiva, come la tecnologia Google. La scatola ha integrato un sistema di irrigazione che ottimizza l’impiego di acqua eliminandone gli sprechi.
Il progetto Growing Connection ha due obiettivi : vuole educare le persone, soprattutto i bambini, a coltivare il proprio cibo, come a consumare cibo sano, ecologico e buono. Parallelamente si favorisce la Connection ovvero gli scambi culturali mettendo in connessione (on line) i coltivatori delle heart box di Harlem con quelli del Ghana di modo che si possano scambiare esperienze e saperi. Ma soprattutto la connessione che vuole creare il progetto tenta di far sentire uomini del primo e del terzo mondo uniti da un nuovo cibo pulito ed equo che sostituisca quello attuale che va a male da noi ed altrove manca. Un cibo insanguinato, cattivo ed inquinante.
Il giardino consta di 100 Heart Boxes piantate con verdure ed erbe eduli delle diverse regioni del mondo che i googlers insieme ai Master Gardeners di Santa Clara County ed agli studenti volontari della California University, producono instancabilmente infusi, succhi, pietanze, rapporti, amicizie, unioni e speranze.
[Fonte: Google blog]
Commenti (2)