Goletta Verde, la campagna di monitoraggio dello stato di salute delle acque e delle coste italiane, alla sua tappa in Abruzzo ha rilevato ben nove punti critici per quanto concerne i livelli di inquinamento microbiologico. I risultati delle analisi dei biologi di Legambiente sono stati presentati ieri a Pescara. Particolamente preoccupante è subito apparsa la situazione nella provincia di Chieti che da sola ospita ben 6 delle aree altamente inquinate. Nella Regione abruzzese sono ben 365 mila i cittadini privi di depuratore ed urgono, secondo quanto affermato dall’associazione ambientalista, interventi urgenti per potenziare il sistema di trattamento delle acque reflue.
I batteri fecali di fossi e foci di torrenti, nei nove punti segnalati, superano del doppio i limiti previsti dalla legge, con quanto ne consegue per i rischi sanitari connessi. Nello specifico i sei punti critici della provincia di Chieti sono il Fosso Buonanotte, nel Comune di San Salvo, in località di San Salvo Marina; il Torrente Valle delle Grotte, nel Comune di Rocca San Giovanni, in località Contrada Foce; il Fosso del Diavolo, nel Comune di Torino di Sangro, in località Lago Dragoni; il Fosso San Giovanni, nel Comune di Fossacesia, in località San Giovanni in Venere (abbazia); il Fosso Riccio nel Comune di Ortona, in località Torre Mucchia; il Fosso San Lorenzo, nel Comune di Francavilla al Mare, in località Foro Via Tosti. Nel territorio della provincia di Teramo fuori legge sono il Fosso Concio, nel Comune di Silvi, in località Silvi Marina e le acque del Torrente Cerrano. A Pescara a risultare inquinato è stato il Fosso Mazzocco, nel Comune di Montesilvano, in località Santa Filomena.
Per Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente, la situazione abruzzese è esemplificativa di quella che è un’emergenza nazionale ovvero l’inadeguatezza strutturale dei sistemi di trattamento delle acque reflue:
Ad oggi, la copertura del servizio in Italia arriva appena al 70%, lasciando ben 18 milioni di abitanti sprovvisti di sistemi adeguati di trattamento delle acque. Il termine ultimo per adeguarsi alla direttiva era fissato a fine Dicembre 2005, ma a molti anni di distanza, il “Belpaese” si ritrova con un sistema ancora deficitario e con l’ennesima procedura d’infrazione aperta a suo carico dalla Commissione Europea. Secondo la Gazzetta Ufficiale europea del 29 gennaio 2011, sono 168 i Comuni medio grandi del nostro Paese che non si sono ancora conformati alla direttiva europea per il corretto ed efficiente trattamento dei reflui urbani. Vorremmo tanto che il nostro Paese spendesse più utilmente i soldi pubblici per realizzare fognature e depuratori efficienti, piuttosto che spenderli per pagare inutilmente le inevitabili multe europee che nessuno ci condonerà.
Come dargli torto…
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