Dati preoccupanti ma anche modelli incoraggianti caratterizzano il bilancio 2016 di Goletta Verde. L'iniziativa di Legambiente ha percorso i mari italiani per quasi due mesi.
Goletta Verde è una iniziativa ormai storica di Legambiente che ogni anno percorre i mari italiani per valutarne lo stato di salute ed il livello di tutela. Un progetto di raccolta sistematica ed organizzata di dati ed evidenze che ha nel tempo acquisito un grande valore storico. Attraverso i dati di Goletta Verde infatti è possibile anche ripercorrere il rapporto tra gli italiani ed il mare tra molte indifferenze ma anche modelli positivi. L’edizione 2016 di Goletta Verde si è appena conclusa e Legambiente ha tratto il bilancio di quasi due mesi di navigazione attorno ai mari della penisola.
L’itinerario di Goletta Verde 2016
Il percorso del 2016 di Goletta Verde è partito da Genova il 18 giugno scorso facendo rotta verso sud. Tra le tappe fondamentali delle prime due settimane figurano gli approdi all’Isola d’Elba, ad Ostia ed a Ischia. Il lungo mese di luglio si apre invece con la tappa di Pollica (Sa) per poi scender fino alla costa tirrenica calabrese e poi ancora in Sardegna, in Sicilia e nella suggestiva Ustica.
A fine luglio Goletta Verde inizia la risalita verso nord con la tappa di Castro (Le). Lungo la costa adriatica se segnalano le tappe ad Ancona ed a Ravenna. Proprio nella città dell’Emilia Romagna Legambiente ha presentato il rapporto #Dismettiamole che fa il punto sulla stato delle piattaforme in mare destinate all’estrazione di gas e petrolio. Passando anche per Venezia, il percorso 2016 di Goletta Verde si è concluso infine a Grado in provincia di Gorizia.
Il bilancio di Goletta Verde 2016
Tirando le somme dell’iniziativa Goletta Verde, Legambiente ha voluto sottolineare le molte criticità che restano in sospeso lungo i mari italiani. Secondo i dati dell’associazione ambientalista in media si incontra un punto inquinato ogni 54 km di costa. Durante il suo percorso infatti Goletta Verde ha monitorato 265 punti (in media uno ogni 28 km) individuando forme di inquinamento in più della metà dei casi (52%).
I punti analizzati da Legambiente sono stati selezionati dai volontari dell’associazione anche grazie alle segnalazioni dei cittadini. In particolare sono state selezionate le foci fluviali e gli sbocchi a mare di canali, fossi e scarichi. L’esperienza suggerisce infatti che proprio questi punti lungo la costa siano più facilmente sede di inquinamento a volte anche grave. In questo senso i dati del 2016 confermano la premesse: l’88% delle criticità rilevate rientra in una di queste categorie. Va anche rilevato come, sempre secondo i calcoli di Legambiente, più della metà dei punti inquinati sorge a breve distanza da spiagge e stabilimenti balneari, vale a dire in prossimità di acque frequentati dai bagnanti.
Realizzata con il sostegno del Consorzio obbligatorio degli oli usati (COOU) e dei partner tecnici NAU e Novamont, la campagna Goletta Verde 2016 ha analizzato i campioni secondo parametri microbiologici (enterococchi intestinali, escherichia coli) che funzionano anche come parametro di misura indiretto dell’efficacia dei sistemi di depurazione. In particolare Legambiente ha classificato come ‘inquinati’ i siti che superano i limiti di legge e come ‘fortemente inquinati’ quelli che superano di più del doppio gli stessi limiti. In base a questa impostazione dei 265 punti analizzati, 137 sono risultati inquinati e di questi ben 114 sono stati classificati come ‘fortemente inquinati’.
Il problema dei depuratori
Come accennato impurità microbiologiche nelle acque costiere sono spesso un indice di scarsa efficacia dei sistemi di depurazione. Legambiente sottolinea come purtroppo ancora oggi quasi un quarto della popolazione italiana non è servita da efficaci sistemi di depurazione. Una condizione che si ritrova sistematicamente anche nelle sanzioni che arrivano dalla Commissione Europea per le inadempienza in materia di depurazione delle acque. Legambiente stima che ogni anno l’Italia rischia di pagare fino a 476 milioni di euro di sanzioni sono in questo settore.
L’inefficacia delle misure a tutela dei mari e delle spiagge italiane erano emerse anche nel rapporto Beach Litter 2016 che la stessa Legambiente aveva presentato in maggio. In quella occasione l’associazione sottolineò come fosse stata rilevata la presenza in media di 714 rifiuti ogni 100 m lineari di costa e come una parte significativa di questi arrivasse dagli scarichi urbani e dai rifiuti. Nei 265 luoghi esaminati ora da Goletta Verde solo nel 14% casi non è stata rilevata la presenza di rifiuti. In molti altri casi invece sono stati identificati significativi accumuli di spazzatura in gran parte costituita da plastica.
Carenza di informazione
Tra le foci di fiumi, i fossi e i canali analizzati da Goletta Verde nell’estate 2016, circa 1 su 3 non è monitorata autorità competenti. Una carenza di controlli dovuta al fatto che si tratta di zone formalmente non adibite alla balneazione ma che concretamente spesso sono attivamente frequentate dai bagnati. Una situazione talvolta aggravata dall’assenza dei cartelli di divieto di balneazione che dovrebbero avvertire i cittadini.
Resta sostanzialmente inapplicata anche la norma che prescrive ai comuni costieri di apporre cartelli informativi in spiaggia sulla classe di qualità del mare. Secondo i dati di Legambiente infatti questo genere di informazione è presente solo nel 5% dei casi.
La mostra 30 anni dalla parte del mare
Lungo il percorso di Goletta Verde 2016, Legambiente ha proposto la mostra itinerante ’30 anni dalla parte del mare’ realizzata con il patrocinio del ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. La mostra è una occasione per ripercorrere tre decessi di impegno per la tutela e la valorizzazione del mare.
Tra le tappe di questo percorso le battaglie contro gli scarichi a mare, di contrasto dell’abusivismo, di sostegno alla gestione corretta dei rifiuti. Un impegno che ha visto nell’istituzione delle Aree marine protette uno dei traguardi legislativi più importati. Questo modello rappresenta oggi forse il migliore equilibrio tra tutela ambientale, turismo sostenibile e sviluppo ragionato del territorio.
Photo | Thinkstock
Alica 1 Marzo 2017 il 2:18 am
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