Un Decreto del Ministero della Salute introduce una serie di limitazioni all'uso ed alla commercializzazione del glifosato. L'Italia sceglie la via cautelativa nei confronti del discusso erbicida.
Si arricchisce di un nuovo capitolo l’ormai lunga vicenda del glifosato, l’erbicida al centro di un complesso dibattito politico e scientifico. Stavolta però sono direttamente le autorità italiane ad intervenire sulla materia introducendo con la formule del decreto più stringenti limitazioni all’uso ed alla commercializzazione dei prodotti a base di glifosato. La presa di posizione italiana arriva dopo la sostanziale situazione di stallo emersa a livello europeo.
Glifosato, Europa, Italia
Per comprendere le ultime decisioni assunte dall’Italia in tema di glifosato è utile ripercorrere le vicende degli ultimi mesi nel contesto dell’Unione Europea. L’autorizzazione all’uso del glifosato in agricoltura andava a naturale scadenza con la fine del 2015; allo scopo di riesaminare la materia venne quindi introdotta una proroga temporanea di sei mesi con scadenza a fine giugno. Nonostante i tempi molto serrati per due volte, nel mese di marzo e poi nel mese di maggio, il comitato incaricato di definire un nuovo quadro normativo non è riuscito a formare una maggioranza qualificata. La posizione italiana in questo ambito è sempre stata tra le più cautelative e proponeva una sostanziale eliminazione del glifosato dall’agricoltura.
In mancanza di posizioni condivide e per evitare uno scontro frontale tra i paesi dell’Unione, a fine giugno è infine emerso un nuovo compromesso in base al quale l’autorizzazione all’uso del glifosato è stata prorogata di ulteriori 18 mesi fino alla fine del 2017. Per quella data dovrebbe già essere arrivata la valutazione da parte della European Chemicals Agency (ECHA, Agenzia europea delle sostanze chimiche) il cui parere dovrebbe aiutare a dirimere i dubbi sulla presentava cancerogenicità della sostanza.
Parlando dell’ipotesi di proroga il Commissario per la Salute e la sicurezza alimentare Vytenis Andriukaitis aveva sottolineato come l’autorizzazione da parte dell’UE non era di ostacolo ai singoli paesi che avessero voluto introdurre norme più stringenti. È infatti in capo alle singole nazioni UE definire le autorizzazioni per i prodotti finali. Proprio su questo doppio livello tra quadro generale europeo e norme di dettaglio nazionali si inserisce il Decreto direttoriale 09/08/2016 del Ministero della Salute la cui norme sono entrate in vigore dal 22 agosto.
Regole più stringenti per il glifosato
Nella formulazione del decreto i tecnici del Ministero della Salute hanno esaminato il contesto generale non solo per il glifosato ma anche per l’ammina di sego polietossilata; quest’ultimo composto è spesso presente come coformulante nei prodotti fitosanitari contenenti glifosato ed è stata al centro di una recente valutazione tossicologica dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare.
Il Decreto tiene in conto inoltre i regolamenti europei che invitano gli stati membri a sostenere attivamente i metodi di difesa integrata per l’agricoltura e più in generale le tecniche alternative che permettano di ridurre l’impiego e la dipendenza da pesticidi.
Tra le valutazioni condotte dal Ministero trovano spazio anche la tutela delle acque sotterranee ed i trattamenti pre-raccolto. Per le acque sotterranee il recente ‘Rapporto nazionale pesticidi nelle acque‘ dell’ISPRA ha evidenziato come quasi un terzo del campioni esaminati mostri la presenza di residui di pesticidi. I trattamenti fitosanitari pre-raccolto sono, invece, una lavorazione finalizzata spesso alla sola ottimizzazione del raccolto e della trebbiatura generalmente considerata non conferme alle ‘buone pratiche agricole’. Il trattamento in una fase di poco antecedente la raccolta infatti aumenta la probabilità che residui del trattamento arrivino nei prodotti alimentari.
Alla luce di queste e di altre considerazioni il Decreto direttoriale 09/08/2016 del Ministero della Salute all’articolo 1:
- Revoca l’autorizzazione all’uso di prodotti fitosanitari contenenti glifosato in aree frequentate dalla popolazione o da gruppi di persone vulnerabili come ad esempio parchi, giardini, campi sportivi, aree ricreative, cortili, aree verdi all’interno di plessi scolastici, aree gioco per bambini ed aree adiacente alle strutture sanitarie.
- Revoca l’uso del glifosato nella fase di pre-raccolta quando finalizzato al solo scopo di ottimizzare il raccolto o la trebbiatura.
- Introduce l’obbligo di modifica dell’etichettatura per gli impieghi non agricoli. Le nuove etichette dovranno riportare il divieto d’uso a scopi non agricoli su suoli sabbiosi ed aree vulnerabili come misura di protezione delle acque sotterranee.
All’articolo 2 il decreto invece revoca invece l’autorizzazione all’immissione in commercio dei prodotti fitosanitari contenenti glifosato e il coformulante ammina di sego polietossilata. Il decreto contiene anche un elenco completo di tutti i prodotti di cui è stata revocata l’autorizzazione.
Vengono introdotte alcune prescrizioni per le scorte giacenti che potranno essere commercializzate per tre mesi a partire dalla data di revoca ed utilizzate per sei mesi dalla stessa data.
Il problema del grano estero
Tra i commenti al testo del decreto che restringe il campo di utilizzo del glifosato si segnala quello di Coldiretti. L’associazione accoglie positivamente l’intervento del Ministero sottolineano come l’Italia assuma in questo modo una posizione d’avanguardia in Europa. Allo stesso tempo la riduzione del ricorso ai pesticidi è vista come un passo ulteriore a tutela della qualità dell’agroalimentare e dell’ambiente.
Coldiretti sottolinea però anche come le nuove norme non copriranno il grano importato dall’estero che proviene in parte significativa da paesi in cui l’uso del glifosato è molto esteso.
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