È destinata a restare ancora in sospeso la vicenda del glifosato in Europa. Sul rinnovo dell’autorizzazione all’uso di questo erbicida doveva pronunciarsi in questi giorni la Commissione Europea, ma date le molte resistenze emerse da più parti ogni decisione è stata posticipata a data futura.
Le divisioni europee sul glifosato
Le diverse posizioni emerse in Europa attorno al glifosato sono state sintetizzate in un comunicato di Greenpeace. Sul tavolo c’era la proposta della Commissione Europea di prolungare di altri 15 anni l’autorizzazione all’uso della sostanza in campo agricolo. Una linea di continuità con le regole precedenti scadute lo scorso 31 dicembre. Rispetto a questa proposta sono emerse le posizioni critiche di molti paesi dell’Unione -a cominciare proprio dall’Italia- che chiedono maggiore prudenza rispetto ad una sostanza su cui esistono dubbi di cancerogenicità. Proprio questo scenario di divisione ha infine portato al rinvio di ogni decisione alle prossime settimane o addirittura al mese di maggio. In attesa quindi di nuove scelte rimane in vigore la proroga delle precedenti autorizzazioni fino al mese di giugno.
Greenpeace fa notare come sia quanto mai inopportuno forzare ora una decisione sul glifosato che avrebbe effetti addirittura fino al 2031. L’associazione ambientalista ricorda infatti che su questa sostanza è atteso il giudizio dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA, European Chemicals Agency) i cui studi dovranno valutare l’effetto del glifosato sulla salute. Il parare dell’ECHA è particolarmente atteso dal momento che gli studi attuali hanno portato a conclusioni divergenti. Come abbiamo ricordato anche di recente, l’International Agency for Research on Cancer (IARC) ha classificato il glifosato tra le sostanza probabilmente cancerogene mentre l’analisi dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) valuta questo scenario come improbabile.
La posizione italiana sul glifosato
Sulle diverse posizioni emerse in Europa attorno all’uso del glifosato torna anche l’inglese The Guardian che spiega come sul fronte del no al rinnovo delle autorizzazioni si siano consolidate le posizioni dell’Italia, della Francia, della Svezia e dei Paesi Bassi. Per una decisione rapida si è invece spesa la Gran Bretagna mentre più defilata è rimasta la posizione della Germania per effetto di divergenze sulla materia interne al governo di Berlino. Con queste premesse un voto a larga maggioranza non sarebbe probabilmente stato possibile, per cui è prevalsa infine la via del rinvio.
La Commissione Europea nei prossimi vertici potrebbe ora riproporre il tema della regolamentazione del glifosato introducendo regole più cautelative. In particolare potrebbero essere introdotte nuove norme sulla co-formulazione degli erbicidi limitando l’uso di sostanze che aumentino l’assorbimento del glifosato nelle piante aumentandone di conseguenza la pericolosità. Una simile posizione potrebbe forse far rientrare parte del dissenso attorno alla proposta di nuova autorizzazione. La situazione resta comunque molto incerta anche perché diversi Paesi preferirebbero attendere i risultati di nuovi studi scientifici prima di prendere una decisione.
Gli studi scientifici sul glifosato
Come accennato alla base del dibattito sull’uso agricolo del glifosato vi è una profonda divergenza di studi scientifici di cui abbiamo diffusamente parlato anche in un recente articolo:
- Da un lato c’è l’International Agency for Research on Cancer (IARC) che nel marzo del 2015 ha inserito il glifosato nel gruppo 2A delle sostanze ‘probabilmente cancerogene’. Lo studio IARC individua anche la vicinanza alle aree trattate con l’erbicida come fattore di esposizione assieme all’uso domestico ed alla sua presenza nell’alimentazione. I casi presi in esame mostravano comunque bassi livelli di esposizione dovuti probabilmente anche al rapido dissolvimento della sostanza nel terreno.
- Di parere diverso è l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) che a novembre dello scorso anno ha valutato come improbabile che il glifosato costituisca un pericolo di cancerogenicità nell’uomo. La stessa EFSA ha comunque definito parametri piuttosto rigidi sui livelli di esposizione al glifosato che tutelano sia gli operatori agricoli che i consumatori.
Nel rapporto “Pesticides and our health” di Greenpeace, che si occupa tra le altre cose anche del glifosato, emergono dati molto preoccupanti sull’uso dei pesticidi nel mondo. Rispetto ai dati del 1950 la popolazione mondiale è raddoppiata, spiega l’organizzazione ambientalista, ma nello stesso periodo la superficie dedicata alle colture agricole è cresciuta solo del 10%. Dati in forte contrasto che suggeriscono un sempre maggiore sfruttamento delle risorse della terra. Nello stesso arco temporale l’impiego di insetticidi, erbicidi e fungicidi è notevolmente cresciuto creando nell’agricoltura un rapporto sempre più stretto di dipendenza.
Lo stesso documento di Greenpeace fa anche chiarezza su quali sono le principali modalità di esposizione dell’uomo ai pesticidi:
- Esposizione diretta sul posto di lavoro (scenario che riguarda soprattutto i lavoratori del settore primario).
- Assunzione attraverso l’alimentazione con prodotti trattati con pesticidi.
- Assunzione attraverso la respirazione per chi abita in zone agricole o urbane trattate con pesticidi.
- Assunzione attraverso l’acqua quando fonti e falde acquifere vengono contaminate.
- Assunzione indiretta di residui di pesticidi presenti nelle polveri domestiche.
Per la maggior parte degli individui il principale mezzo di esposizione è rappresentato dal cibo. Residui dei trattamenti possono infatti ritrovarsi sia in forma diretta su frutta e verdura sia in forma indiretta nella carni di allevamento.
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