Torniamo a parlare di rischio idrogeologico, tanto discusso in Italia nelle ultime settimane per via delle devastanti alluvioni che hanno colpito la Liguria e la Toscana. Oggi ne trattiamo in merito ad un progetto proposto da Legambiente che mira a formare diecimila volontari in tutta Italia, utilizzando un fondo di 20 milioni di euro che potrebbe provenire dalla riduzione dello stanziamento per la Difesa dell’Italia.
Si tratta di un’iniziativa ammirevole e di largo respiro che mira ad alfabetizzare centinaia di ragazzi e tutte le persone che questi a loro volta riusciranno a raggiungere sul dissesto del nostro territorio, con esercitazioni ed interventi di manutenzione sul corso dei fiumi ed in generale nelle aree più a rischio.
Come per il servizio civile potranno partecipare ragazzi e ragazze di età compresa tra i 18 ed i 28 anni che riceveranno un rimborso per i tre mesi di lavoro svolto. Come ci spiegano da Legambiente:
I volontari si dedicheranno alla cura dei corsi d’acqua occupandosi, in particolare, della pulizia delle sponde con la rimozione dei rifiuti ordinari e ingombranti; del monitoraggio e segnalazione di eventuali criticità ed elementi di rischio; di attività di informazione e sensibilizzazione sul rischio idrogeologico, illustrando i comportamenti da adottare in caso di calamità, con particolare riferimento all’informazione nelle scuole; di organizzare esercitazioni pratiche con le scolaresche e con la popolazione per metterle in condizione di autodifendersi nel caso di emergenze alluvionali o di frane.
Ci sentiamo di condividere il pensiero di Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente che ha sottolineato come sia stato fondamentale e lo è tutt’ora l’apporto dei volontari nel gestire le alluvioni ed il post alluvione, aiutando la popolazione colpita e rimboccandosi le maniche per ripulire case e strade. C’è chi ha trovato la morte per aiutare gli altri. Spiega Cogliati Dezza:
I drammatici eventi di questi giorni a seguito delle piogge estreme e dei danni dovuti al dissesto idrogeologico, hanno mobilitato, ancora una volta, la parte migliore del Paese. Tante persone, soprattutto giovani. Questi volontari, incuranti dei pericoli e dei disagi, sono arrivati da tutta l’Italia per scavare nel fango e cercare di recuperare oggetti, luoghi, pezzi di vita. Volontari che sono intervenuti per dare una mano in ogni campo. Hanno scavato tra i detriti, svuotato case allagate, recuperato e catalogato oggetti e beni, assistito psicologicamente e materialmente gli sfollati.
E’ da qui che dobbiamo ripartire, da questa immagine del Paese solidale e partecipe per ricostruire dal fango una nuova gestione del territorio sostenibile e rispettosa degli equilibri naturali.
La consapevolezza che gli eventi climatici estremi non sono più fenomeni eccezionali ma emergenze con le quali dovremo convivere, ci spinge a promuovere iniziative per la formazione e preparazione dei cittadini, così come avviene in Giappone per i terremoti o negli Usa per gli uragani, affinché si eviti il panico e si agisca con razionalità
ha concluso Cogliati Dezza.
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