Il 2010 è l‘anno della tigre. Oggi 29 luglio è la giornata mondiale della tigre, celebrata in tutto il mondo, con numerose iniziative soprattutto nei 13 Paesi in cui vive questo affascinante felino: Bangladesh, India, Myanmar, Thailandia, Cambogia, Indonesia, Cina, Malesia, Vietnam, Laos, Bhutan, Nepal e Russia. Lo scorso 12 luglio si è tenuto un vertice internazionale a Bali, in Indonesia, per discutere del futuro incerto della specie. Perché tutte queste attenzioni per la tigre? La risposta è solo una: la tigre è in pericolo. In grave pericolo. Rischia l’estinzione per la scomparsa del suo habitat con la deforestazione nell’isola di Sumatra, per colpa delle prede che scarseggiano, ma anche e soprattutto a causa della caccia illegale che infrange persino le barriere delle riserve, e che è dovuta alla continua richiesta di parti di tigre per la medicina e le tavole cinesi.
Le cifre sugli ultimi esemplari rimasti diffuse dal WWF fanno rabbrividire: stando alle ultime rilevazioni avvenute nel 2007 nel mondo ne sarebbero rimaste davvero poche
di Panthera tigris in Indocina, Indonesia (Giava, Sumatra), Asia continentale orientale, India sarebbero rimasti complessivamente non più di 7.000 esemplari. Di tigre indiana in libertà se ne contano non più di 4500. Di tigre siberiana, il felino più grande del mondo, in Russia si contano appena 200 esemplari. Tigri indo-cinesi in Thailandia e in Vietnam ne sono rimaste 1.000/1.800. Quantificate in 500 le tigri di Sumatra che vivono allo stato libero.
Ci dispiace puntare continuamente il dito contro la Cina, ma i dati parlano chiaro, la richiesta di parti di animali per la medicina o la cucina viene soprattutto dal Paese asiatico: lo abbiamo visto con le bacchette realizzate con l’avorio degli elefanti, per la zuppa di pinne di squalo che porta a pescare in tutto il mondo con la barbara tecnica del finning per soddisfare le richieste del mercato cinese (e pagano bene!) e con le stesse tigri, di cui vi abbiamo parlato più volte mostrandovi anche immagini di vere e proprie macellerie di tigri, diffuse in rete e che ci auguriamo non siano vere, anche se i cinesi non smentiscono e si trincerano dietro le loro tradizioni intoccabili.
Che ci fanno i cinesi con le tigri? Le utilizzano principalmente come stimolante sessuale. In aggiunta pare che
le ossa e altre parti del corpo della tigre siano usate dalla medicina tradizionale cinese e vendute come tonificanti o cure per le artriti e i reumatismi. Alcune parti della tigre vengono inoltre usate per la pratica dello “jinbu” che, si crede, possa trasmettere a chi le assume le qualità dell’animale mangia.
Tutto questo malgrado il commercio internazionale delle tigri sia vietato dalla CITES (la Convenzione internazionale che regola il commercio delle specie minacciate). Oggi tutti mostrano foto della bellezza delle tigri, lo abbiamo fatto anche noi in passato con fotogallery che testimoniano l’immenso fascino di questo felino. In occasione della giornata mondiale della tigre, noi di Ecologiae vogliamo invece ricordare le tigri che non ci sono più, ne sono scomparse 97.000 nell’ultimo secolo, stando alle stime degli esperti. E ricordarvi, soprattutto, che fine fanno.