Oggi si celebra la Giornata Mondiale degli Oceani, una ricorrenza che serve per ribadire l’importanza del rispetto verso i nostri mari e che, indirettamente, ha effetti anche sulla qualità della nostra stessa vita. Purtroppo non c’è nulla da festeggiare visto che i dati fanno rabbrividire. Secondo un recente studio di Greenpeace in Italia l’88% degli stock ittici soffre del fenomeno della pesca eccessiva, mentre in Europa la biodiversità a rischio per il sovrasfruttamento raggiunge il 60%.
Insomma, secondo questi dati, più di una specie su due rischia l’estinzione se continuassimo a pescare in modo così esagerato. Il paradosso di tutta questa vicenda è che le regole esistono. Il problema è che non vengono rispettate. Proprio due giorni fa ad esempio sono state sequestrate dalla Guardia Costiera di Portoferraio enormi quantità di attrezzature per la pesca professionale, tra cui una rete per la pesca a strascico grande 3 chilometri quadrati, in un’area in cui la pesca è vietata, l’isola di Pianosa. L’allarme è grave anche perché sta suonando già da diversi anni.
Fa sentire la sua presenza anche il Ministro dell’Ambiente Andrea Orlando, il quale ricorda che l’Italia la sua parte la sta facendo, istituendo zone protette anche con accordi internazionali come quello per il Santuario dei Cetacei siglato con Francia e Principato di Monaco, o con l’applicazione della direttiva europea sullo spazio marittimo e la gestione integrata delle zone costiere. I nostri bei litorali, dice Orlando, possono essere sfruttati in diversi modi tutti sostenibili, ed invece ci si ritrova sempre a dover mettere in pratica delle azioni per salvaguardare le specie a rischio.
Ci troviamo in un momento estremamente critico per i nostri oceani e se non interveniamo subito con misure di gestione efficaci rischiamo di perdere un enorme patrimonio di biodiversità e risorse fondamentali per la sicurezza alimentare e il futuro del settore pesca. È ora di tutelare gli ecosistemi marini, fermando le attività distruttive e sostenendo quelle a basso impatto, come la pesca artigianale, se vogliamo garantire un futuro al nostro mare
gli fa eco Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace Italia, la quale denuncia anche le trivellazioni in mare ed i cambiamenti climatici come cause della perdita di biodiversità.
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