Tutto il mondo unito per dire di no al carbone. Parte da qui la manifestazione che ieri ha idealmente riunito milioni di persone sparse in tutto il mondo per dire basta al massacro che deriva dall’utilizzo ancora oggi, ad un secolo e mezzo dall’invenzione della centrale a carbone, di questa fonte energetica così inquinante. Si sono tenute così manifestazioni in tutto il mondo, organizzate dalle principali associazioni ambientaliste, da Melbourne a Mindanao, fino alle città “simbolo” di questa tragedia in Italia come Brindisi e Civitavecchia, due tra le città con le centrali più inquinanti d’Europa.
La manifestazione, ideata dall’associazione 350.org ed appoggiata da Greenpeace e da altri importanti think thank, si basava sullo slogan “End the Age of Coal”, ovvero terminiamo l’età del carbone, una forma energetica sporca che, come hanno dimostrato decine di studi internazionali, provoca migliaia di morti ogni anno (oltre 22 mila solo in Europa) e milioni di malattie respiratorie, in particolare sui bambini.
L’opposizione al carbone, la fonte energetica più dannosa per il clima e la salute umana, è ormai un dato globale. Dalla Turchia, un Paese minacciato da una forte espansione del carbone e dove il diritto al dissenso appare oggi compromesso, sta partendo un’onda di protesta che non si fermerà. Si sta organizzando un movimento internazionale, cui Greenpeace darà tutto il suo sostegno, per archiviare l’era del carbone e dare inizio a una rivoluzione energetica fatta di fonti rinnovabili ed efficienza
afferma Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. Tutto infatti è partito dalla Turchia, Paese al centro dell’attenzione in questi giorni per la protesta sempre più violenta nei confronti di un regime autoritario che nel nome del profitto sta letteralmente distruggendo il Paese, a cominciare dai parchi come quelli di Istanbul che ormai non esistono più.
Secondo i dati degli organizzatori inoltre, non solo il carbone provoca morti e malati, ma anche la violazione dei diritti umani e la distruzione di interi ecosistemi, come la distruzione della barriera corallina oceanica dovuta al viavai di enormi navi cariche di carbone che dall’Australia attraversano tutto il mondo. In Italia la situazione è tragica, e così la richiesta delle associazioni ad Enel, la società che gestisce le centrali a carbone, è di dimezzare la loro produzione entro il 2020 ed eliminarla del tutto entro il 2030. Ma crediamo difficile che verranno ascoltate.
Angelika 1 Marzo 2017 il 1:05 am
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