Oggi 22 marzo, in occasione della Giornata mondiale dell’acqua, si tirano un po’ di somme sull’oro blu, sulla sua distribuzione e sullo sfruttamento delle risorse idriche del Pianeta. Inutile dire che il bilancio è tutt’altro che positivo. I dati raccolti dall’Onu (l’Organizzazione delle Nazioni Unite) sono poco incoraggianti: sulla Terra 884 milioni di persone non hanno a disposizione acqua incontaminata, mentre sono addirittura in 2,6 miliardi a non beneficiare di servizi igienico-sanitari idonei.
La mancanza di acqua pulita è all’origine della diffusione di numerose malattie, tanto che la contaminazione dei bacini idrici provoca, ogni anno, più morti delle guerre. E ad aggravare la già difficile situazione, ci pensano previsioni poco confortanti: nel 2030 si stima infatti che una persona su tre vivrà in zone dove l’acqua scarseggia. Responsabili i cambiamenti climatici, con l’aumento della siccità, di tempeste ed inondazioni. Ban Ki-Moon, segretario generale dell’Onu, insiste sulla necessità di una gestione più responsabile dell’oro blu, oggi letteralmente sotto assedio e sempre più sfruttato. Lo fa ricordando che c’è bisogno di acqua pulita per un mondo sano, proprio come recita lo slogan scelto per l’edizione 2010 della Giornata mondiale dell’acqua:
Muoiono più persone per via dell’acqua poco sicura che non a causa di tutte le forme di violenza, inclusa la guerra. L’acqua pulita è diventata scarsa e lo sarà sempre di più sotto l’attacco dei cambiamenti climatici.
Secondo l’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, un prezzo più alto per l’acqua sarebbe determinante per un’ottimizzazione delle risorse e delle rete idrica. Oggi sono cittadini e industrie a pagare un prezzo più alto per l’acqua consumata, malgrado non siano i maggiori fruitori. A pagare un prezzo maggiore dovrebbe essere invece l’agricoltura, che consuma da sola il 70% delle risorse idriche:
Gli agricoltori dovrebbero pagare non solo i costi operativi e di manutenzione per l’acqua, ma anche la loro parte dei costi d’investimento nelle infrastrutture. Nel complesso dare il giusto prezzo all’acqua incoraggerà la gente a sprecare meno, inquinare meno e investire di più nelle infrastrutture idriche.
E in Italia, come stiamo messi ad oro blu?
Secondo il rapporto dell’Onu, nel nostro Paese abbiamo
reti colabrodo, che disperdono in alcuni casi anche un terzo della risorsa, mentre da giugno a settembre, al Sud e nelle isole, otto milioni di cittadini non dispongono del fabbisogno idrico minimo (50 litri).
[Fonte: Ansa.it]