Lo spreco alimentare, ma anche quello di farmaci ed altri beni fondamentali, è eccessivo. Si conta che in Italia si sprechi una quantità di cibo tale da coprire il 2,6% del PIL. Numeri che, specialmente in periodo di crisi, fanno davvero rabbrividire. Per spreco si intende quel cibo che non è scaduto ma viene gettato ugualmente (in media ogni famiglia italiana getta 1600 euro di cibo buono ogni anno), idem per i farmaci, e persino i libri, ancora in buone condizioni, che finiscono al macero, mentre starebbero molto meglio nelle disastrate scuole pubbliche. Per questo i sindaci hanno detto basta.
Oggi 100 sindaci più altre personalità del mondo della politica locale del Nordest si sono incontrati a Trieste per firmare l’impegno preso un mese fa per dire basta a questo scempio. Dunque ora cosa accadrà? Ogni Comune e Regione di quell’area d’Italia si è impegnata ad avviare iniziative che prevedono il recupero del cibo invenduto nei ristoranti e supermercati, per destinarlo alle famiglie meno abbienti, ma anche ad avviare politiche di educazione della popolazione ed anche a cambiare i regolamenti per la ristorazione.
I sindaci inoltre hanno firmato quello che è stato soprannominato il Patto di Trieste, e serve per prendere impegni per quanto riguarda la riduzione degli sprechi anche energetici, idrici, e a ridurre la mobilità. L’iniziativa rientra nell’ambito di una europea più ampia denominata Good Food March, organizzata da Slow Food ed altre associazioni, in cui gli agricoltori di tutto il Continente si sono messi in marcia per chiedere politiche di difesa del cibo e dell’agricoltura. Sono oltre due anni che la Comunità Europea spinge su questo aspetto della vita di tutti noi. Nel 2010 fu Bruxelles la prima città ad ospitare quest’iniziativa, ma soltanto ora sta cominciando a diventare parte delle legislazioni dei Paesi europei. Speriamo che l’Italia la recepisca il prima possibile.
[Fonte: Corriere della Sera]
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