I gioielli di solito rappresentano uno stile di vita sfarzoso, il quale riflette un po’ quella mentalità della “civiltà dello spreco” che gli ecologisti di solito combattono. Questo non solo perché sono il simbolo della ricchezza che corrisponde ad automobili inquinanti o stili di vita non green, ma anche perché di solito per produrli si estraggono materiali preziosi sfruttando popolazioni povere, creando emissioni ed aumentandole a dismisura quando queste pietre vengono trasportate da una parte all’altra del mondo.
Almeno fino ad oggi, quando il designer di gioielli John Hardy ha deciso di collaborare con la top model e star di Alter Eco Angela Lindvall per lanciare “Hijau Dua”, una collezione di gioielli artigianali realizzati con argento o oro 18K riciclati.
Come parte del programma “Indossa il bambù, pianta il bambù”, per ogni gioiello acquistato, il marchio si impegna a piantare distese di bambù sufficienti a compensare le emissioni di carbonio utilizzate per gli spostamenti e la pubblicità. La Lindvall recentemente ha visitato Bali, dove ha sede l’azienda di John Hardy, per contribuire a piantare 600.000 piante di bambù secondo il programma voluto dal Governo dell’isola denominato “Bali pulita e verde”, come primo “spot” della campagna pubblicitaria dell’azienda.
Nonostante si tratti di materiali riciclati, il lusso non viene meno, dato che i gioielli Hijau Dua costano dai 350 dollari (245 euro) per un anello d’argento a 9.250 dollari (6.460 euro) per un bracciale d’oro. Eppure i due ideatori hanno deciso di produrre anche una linea di gioielli ecologici più accessibili, sempre attraverso l’argento riciclato con una cordicella di cotone che forma un bracciale. Questo monile costa appena 65 dollari (45 euro) e tutto il ricavato netto sarà devoluto al Natural Resource Defense Council (NRDC). Di seguito qualcuno dei gioielli recentemente prodotti.
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[Fonte: Treehugger]
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