Nel 28esimo meeting sul Protocollo di Montreal è stato raggiunto un nuovo accordo per ridurre l'uso di idrofluorocarburi. Passo importare per ridurre la presenza di gas serra in atmosfera.
Il riscaldamento globale è un fenomeno estremamente complesso che dipende da un gran numero di variabili e dalla loro reciproca influenza. A questo fenomeno contribuisce in maniera importante il meccanismo noto come ‘effetto serra’ che intrappola nell’atmosfera terrestre parte della radiazione solare contribuendo in questo modo all’aumento della temperatura. La presenza di alcuni composti collettivamente definiti come ‘gas serra‘ contribuisce ha intensificare il fenomeno. Nelle scorse ore a Kigali in Ruanda è stato siglato un nuovo accordo internazionale per ridurre l’uso di idrofluorocarburi, sostanze molto diffuse negli scambiatori di calore e classificate come gas serra.
La Conferenza delle Parti sul Protocollo di Montreal
L’accordo siglato a Kigali arriva alla fine dei lavori per la 28 Conferenza delle Parti sul Protocollo di Montreal. L’intesa è stata siglata da quasi 200 paesi e rappresenta un importate passo in avanti anche nell’ottica degli accordi di Parigi sul contrasto al cambiamento climatico globale.
Il Protocollo di Montreal è un accordo internazionale siglato nel 1987 in Canada nel pieno dell’emergenza per la riduzione dell’ozonosfera (il così detto buco dell’ozono). Il trattato interveniva principalmente sulla progressiva messa al bando dei clorofluorocarburi (CFC), sostanze ritenute tra i principali responsabili del buco dell’ozono. I successivi incontri dei paesi sottoscrittori negli anni a seguire hanno progressivamente ampliato il raggio d’azione del trattato per includere più in generale tutti i gas serra.
Il 28esimo Meeting of the Parties del Protocollo di Montreal (MOP28) è stato ospitato nella città di Kigali in Ruanda dal 10 al 14 ottobre. La conclusione dei lavori ha visto l’approvazione di un nuovo accordo internazionale che prevede una progressiva riduzione dell’uso dei idrofluorocarburi differenziato a seconda delle condizioni economiche e di sviluppo dei diversi paesi.
Gas serra, cosa dicono gli accordi di Kigali
A Kigali 197 paesi hanno sottoscritto un nuovo emendamento al Protocollo di Montreal che riguarda specificamente le sostanze chiamate idrofluorocarburi. Questi composti sono stati ampiamente utilizzati per sostituire i clorofluorocarburi in impianti di refrigerazione e condizionamento. Gli idrofluorocarburi non hanno effetti negativi sullo strato di ozono ma si sono rivelati gas serra con una elevata capacità di intrappolare il calore in atmosfera.
L’uso degli idrofluorocarburi è in rapida crescita con punte che hanno toccato anche il 10% annuo. Tra i maggiori fattori che hanno incrementato l’uso di queste sostanze vi è anche la maggiore diffusione degli impianti di condizionamento nei paesi in via di sviluppo. L’utilizzo di questi composti è molto diffuso in tutti i paesi industrializzati.
Proprio per tener conto delle responsabilità storiche e delle possibilità economiche dei singoli paesi, l’accordo di Kigali si regge su un compromesso che ne prevede la progressiva entrata in vigore in tre fasi tra il 2019 ed il 2028. I paesi sviluppati, inclusi Stati Uniti ed Unione Europea, dovranno ridurre l’uso di idrofluorocarburi già a partire dal 2019. I paesi in via di sviluppo invece inizieranno questo percorso in una seconda fase che partirà dal 2024. Infine per un piccolo gruppo di paesi è prevista una terza fase con l’ingresso nel programma di riduzione a partire dal 2028.
Per tutte e tre le fasce il processo di riduzione sarà graduale ma significativo. Nella prospettiva del 2040 tutti i paesi sottoscrittori degli accordi Kigali avranno ridotto l’uso di idrofluorocarburi a valori non superiori al 15-20% rispetto ai livelli attuali. Ovviamente i paesi che entreranno nella seconda o terza fase avranno un processo di abbattimento più rapido ma potranno trarre vantaggio dai minori costi dei composti alternativi.
Secondo le stime emerse durante la MOP28 la sola riduzione della presenza idrofluorocarburi potrebbe consentire di ridurre il riscaldamento globale di 0,5 gradi centigradi nel lungo periodo. Si può quindi intuire come l’intesa raggiunta a Kigali sia considerata un passo decisivo per il raggiungimento degli obiettivi fissati alla COP21 dello scorso anno. Gli accordi di Parigi si propongono infatti di limitare a 2°C il riscaldamento globale rispetto all’epoca preindustriale.
Cosa sono gli idrofluorocarburi
A quasi 30 anni dall’introduzione del Protocollo di Montreal la produzione di clorofluorocarburi e di altre sostanze nocive per l’ozono è calata del 98%. Questo percorso ha permesso di arrestare ed in parte invertire il processo di assottigliamento dello strato di ozono ed ha portato effetti positivi anche nel contrasto al cambiamento climatico.
Come già accennato però i CFC sono stati in gran parte sostituti con idrofluorocarburi, sostanze che non danneggiano l’ozono ma si comportano come gas serra. Quanto ad effetti sul riscaldamento globale, gli idrofluorocarburi hanno una capacità migliaia di volte superiore alla CO2 di intrappolare calore nell’atmosfera. Questo fenomeno riduce la capacità naturale dell’atmosfera di rifrangere gran parte dell’energia ricevuta sotto forma di radiazione solare. Tale energia resta quindi intrappolata negli strati atmosferici contribuendo ad innalzare la temperatura media della Terra.
Una delle sfide tecnologiche ed ambientali che dovranno essere affrontate nei prossimi anni sarà proprio la sostituzione di clorofluorocarburi e idrofluorocarburi con nuove sostanze che ne replichino le proprietà termodinamiche senza tuttavia generare conseguenze negative sull’ozono e sull’effetto serra. I vincoli introdotti in questi giorni con l’accordo di Kigali e le leggi nazionali che li recepiranno agiranno come volano per la ricerca e per l’industria del settore.
Photo | Thinkstock