E’ stato inaugurato questa mattina, nell’ambito delle iniziative per la Festa delle cultura, il primo orto comunitario di Roma. Situato alla Garbatella nell’area verde compresa tra via Rosa Raimondi Garibaldi e via Cristoforo Colombo, fornirà ai cittadini romani prodotti rigorosamente biologici, a km zero, che potranno coltivare direttamente negli appezzamenti predisposti. I primi quindici sono stati assegnati già da qualche mese: due dei quali a scopo didattico, per un totale di 40 mq adibiti ad orto comunitario per i prossimi quattro anni.
Un’economia solidale, quella che ha ispirato la nascita dell’orto comunitario, che mira a rispettare l’ambiente e ad incentivare l’agricoltura biologica, perseguendo al contempo un fine ben più pratico: alleggerire le spese delle famiglie sempre più insostenibili per via delle conseguenze della crisi economica. In vista anche dei sacrifici previsti dalla recente manovra correttiva del governo, niente di meglio che puntare su frutta e verdura a buon mercato e di qualità, optando per un menù chilometri zero.
Come fa notare Gianluca Peciola, consigliere provinciale di Sinistra, Ecologia e Libertà e vicepresidente della Commissione Ambiente della Provincia, l’orto comunitario è un nuovo modello di autoproduzione agricola, in espansione in Italia, ispirato dal principio del km zero, dell’agricoltura biologica e dell’economia solidale:
Da quasi un anno un gruppo eterogeneo di associazioni e realtà del territorio, tra cui Casetta Rossa Spa e Legambiente, che hanno dato vita al Coordinamento Orti Urbani Garbatella, con il sostegno della Provincia di Roma e del Municipio XI, ha deciso di riqualificare una parte di questo spazio verde dietro la Regione Lazio e di renderla fruibile ai cittadini. Questo è il primo orto comunitario realizzato a Roma. L’importanza di questa iniziativa sta nello sviluppo di un modello di autoproduzione agricola, in grado di alleviare le conseguenze della crisi economica sui redditi delle famiglie. Tra gli altri obiettivi del progetto vanno segnalati quello di aver riqualificato un’area abbandonata, altrimenti esposta al rischio di speculazione edilizia e di aver costruito un luogo dove sviluppare nuove relazioni sociali, al fine di favorire la solidarietà e il mutuo soccorso tra le famiglie e di ridurre la distanza tra giovani generazioni e anziani.
Pronti a coltivare nel cuore della città?
[Fonte: Ilmessaggero]
Mattia 14 Giugno 2010 il 9:17 am
Non so quanto sia sano fare un orto nel cuore inquinato di Roma ma l’iniziativa è lodevole. 🙂
Paola Pagliaro 14 Giugno 2010 il 9:22 am
questo è vero ma io comincio a nutrire forti dubbi anche sulle verdure coltivate nei campi incontaminati (?) del Sud. Scorie e rifiuti tossici magari giacciono ad un metro di distanza dal campo, vicino agli impianti di irrigazione. Tanto vale coltivare in città, spazio permettendo. D’altra parte aggiungere verde significa anche ridurre l’inquinamento ed è un hobby ecologico per evadere dal grigiume dei grandi palazzi anonimi, da cosa nasce cosa e si è una bella iniziativa 🙂
Kristen 1 Marzo 2017 il 1:58 am
Hi to every one, because I am in fact eager of reading this web site’s post to be updated on a regular
basis. It consists of nice data.
Review my page – ig