Il dibattito sul “cap-and-trade“, all’esame del Parlamento americano, si sta in qualche modo intensificando oggi, vedendo gli sforzi che anche il resto del mondo mette in atto con il g8. L’ex vice presidente democratico Al Gore è stato chiamato ad esporre la sua relazione in merito alla legislazione.
Gore ha iniziato le sue osservazioni confrontando gli sforzi in materia di cambiamento climatico dal 1960, e si è reso conto di quanto importante sia per la politica oggi legiferare in questo senso. Il cap-and-trade potrebbe essere il metodo più intelligente per lo sviluppo della rete di ricerca sulle tecnologie di cattura del carbonio.
La legislazione, secondo Al Gore, va oltre l’obiettivo dell’Unione Europea del 20-20-20. Essa dovrebbe tentare di ridurre non solo le emissioni di carbonio del 20% entro il 2020, ma anche dell’85% entro il 2050 ed anche creare un tipo di rete di energia rinnovabile che fornisca energia eolica, solare e proveniente da altre fonti rinnovabili per soddisfare il 25% del fabbisogno energetico degli Stati Uniti già entro il 2025. Si tratterebbe inoltre di un sistema di cap-and-trade di pubblica utilità che spingererebbe l’industria inquinante a rispondere a tali obiettivi.
Grazie (o a causa di) questa politica fortemente improntata verso l’ecologia, è stato coniato il termine “conservatorismo verde“, a cui hanno aderito alcuni senatori e politici americani. Esso sarà di sostegno alle politiche di Obama che dovrebbero partire proprio da qui, come ha già annunciato, per dare vita a quella rivoluzione ecologica che da anni chiede il mondo, e che lui si è dichiarato pronto ad offrire. Ma anche quanto di buono uscito dall’ultimo g8 potrebbe essere preso in considerazione. Non si tratterà di effettivi provvedimenti, ma solo di parole e promesse, ma è sempre un buon punto di partenza da cui, nemmeno la nazione che si dichiara la più ecologica di tutte, potrà prescindere.
Fonte: [Treehugger]