I reattori della centrale nucleare di Fukushima Daiichi hanno raggiunto condizioni di arresto a freddo. Possiamo dire che la situazione è stabile
Parole rassicuranti quelle pronunciate stamattina dal premier giapponese Noda che decreta chiusa la questione Fukushima con l’arresto a freddo e una nuova fase di riassetto della centrale nucleare danneggiata dallo tsunami del marzo scorso. Non tutti però si sentono al sicuro dall’affermazione di stamane, in primo luogo perché la Tepco (Tokyo Electric Power Company) non può misurare effettivamente le temperature del combustibile fuso nei reattori danneggiate, così come può farlo per quelli funzionanti e poi perché centrali nucleari sicure non esistono.
L’azione dimostrativa degli attivisti di Greenpeace che hanno violato la sicurezza delle centrali della Francia ne sono un esempio, ma anche perché il grado di allarme per le contaminazioni radioattive nelle vicinanze della centrale di Fukushima in alimenti, prodotti ortofrutticoli e pesci, non è stato ancora revocato. La fase conclusa di cui parla il premier Noda è la “due”, la fase che porterà al decommissionamento dei reattori danneggiati. E’ stato stimato che ci vorranno in tutto 40 anni di interventi prima di smantellare e mettere in sicurezza il sito intero, dismettere i sei reattori e stoccare le barre di combustibile ancora attive. Le prime operazion potranno essere effettuate solo tra 20-25 anni per via della parziale fusione dei reattori 1, 2 e 3. Se da un lato il governo di Tokyo annuncia la messa in sicurezza della centrale di Fukushima, gli ambientalisti sono sul piede di guerra e parlano di un inganno per la popolazione, perché i reattori non sono per nulla sicuri e decontaminati. I dati raccolto finora confermano che ancora oggi l’area contaminata dalle radiazioni è di oltre 2.400 km quadrati, una zona vasta quanto lo Stato del Lussemburgo.
[Fonti: Il Corriere della Sera; Asia News]
[Photo Credit | Thinkstock]
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