Prima del disastro di Fukushima le energie rinnovabili in Giappone non erano molto considerate. Quasi 18 mesi dopo sono viste come la speranza per il futuro. Ci eravamo già occupati tempo fa di una ricerca che aveva dimostrato come il Giappone avrebbe potuto ottenere tutta l’energia di cui aveva bisogno semplicemente con le rinnovabili, e senza riattivare nemmeno una centrale nucleare. Ora questo progetto sta cominciando a diventare realtà.
Sembra una decisione simbolica, ma un’ex attrazione turistica, chiamata Tsuchiyu Onsen, che si trova ad una quindicina di chilometri da Fukushima, sarà trasformata in una delle più importanti centrali geotermiche del mondo. L’attrazione era dovuta alla sua sorgente di acqua bollente. Una fonte inesauribile di calore che i giapponesi hanno intenzione di sfruttare diversamente. La centrale che lì sorgerà sarà in grado da sola di produrre un quarto del fabbisogno energetico dell’intera città.
Si tratterebbe di una svolta storica. Il Giappone è un’isola di origine vulcanica e sotto di sé ha una fonte di acqua bollente tra le più ricche al mondo. Molti operatori delle utilities però si sono sempre opposti al suo sfruttamento, ufficialmente perché temono che utilizzandola si ridurrebbe la qualità dell’acqua dolce prelevata dal suolo, ma in realtà è solo per favorire altre fonti energetiche come il nucleare. Ma ora che la popolazione è fortemente contraria all’atomo, non resta che esplorare questa via.
Secondo molti sostenitori dell’energia geotermica, la quantità di cui il Giappone dispone potrebbe consentire addirittura l’autosufficienza, e potrebbe anche servire ad aiutare l’economia visto che un kw prodotto in maniera rinnovabile costa molto meno di uno prodotto dal nucleare. Attualmente in tutto il Paese esistono soltanto 18 impianti geotermici in grado di soddisfare lo 0,2% del fabbisogno energetico nazionale, mentre secondo gli scienziati ci sarebbe la capacità di aumentare di circa 40 volte la produzione energetica grazie alla terza riserva di energia geotermica mondiale, dietro solo a Stati Uniti ed Indonesia. Nessun impianto era in progetto di essere costruito prima del disastro di Fukushima, ma il dilagare di nuove costruzioni nei prossimi anni potrebbe davvero cambiare la storia.
[Fonte: the Guardian]
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