Sono passati oltre 25 anni dal disastro nucleare peggiore della storia, quello di Chernobyl, ed ancora l’area intorno alla centrale ucraina è inabitabile. Questo è dovuto alla precauzione presa dall’allora Governo sovietico che rese off-limits le terre per diversi chilometri intorno alla centrale, le quali sono state abbandonate fino ad oggi, e chissà per quanto ancora. Visto che il Giappone non ha così tanto spazio però, il Governo nipponico ha deciso di bonificare l’area intorno a Fukushima per non doversi ritrovare tra 30 anni con un deserto.
Ma come fare? Nel Paese leader della tecnologia, si è deciso di applicare lo stesso metodo che si usa nei computer quando sono infettati dai virus: resettare l’area. Per farlo sono state inviate delle squadre con due compiti, ripulire il terreno e bonificarlo. Già 160 operai sono stati visti all’opera per svuotare i terreni dalle colture e imbustare qualsiasi oggetto trovassero nell’arco di mille chilometri quadrati intorno alla centrale. Dopodiché, una volta che la zona è stata completamente sgombrata, dei potentissimi spray, che non immaginiamo nemmeno cosa possano contenere, sono stati spruzzati per sterilizzare l’area, nel tentativo di abbattere le radiazioni.
In questo modo gli edifici vengono spruzzati ed i campi raschiati, con l’obiettivo ultimo di rendere la zona intorno a Fukushima di nuovo abitabile. Secondo quanto spiega Kathryn Higley, radioecologa esperta della Oregon University che studia come decontaminare le aree radioattive, la decontaminazione non è un processo semplice, ma è un buon compromesso rispetto al non far nulla e lasciare l’area inabitata per decenni. Il costo che si stima che il Governo giapponese dovrà sostenere ammonta a circa 10 miliardi di euro, ed il processo non sarà nemmeno sicuro.
Infatti, dicono dall’International Atomic Energy Agency, non ci sono prove che questi lavori che gli operai stanno mettendo in pratica si rivelino sufficienti a mettere in sicurezza tutta la zona, perché se la salute umana viene prima di tutto, anche bassi livelli di radiazioni alla fine dei lavori potrebbero vanificare tutti gli sforzi. Un disastro immenso che si sarebbe potuto evitare se al posto di una centrale nucleare ci fosse stata una centrale con fonti rinnovabili.
[Fonte: The Guardian]
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