In Italia, a seguito della recente approvazione del Decreto Rinnovabili, ci sono stati casi segnalati di banche che hanno letteralmente chiuso i rubinetti del credito con finalità di sostegno agli investimenti nel settore del fotovoltaico. Il rischio reale di “chiusura” del terzo conto energia tra poche settimane, e l’incertezza legata all’entità futura delle incentivazioni, ha infatti portato alcuni Istituti di credito a tirare i remi in barca nell’attesa che si faccia chiarezza.
Non è il caso di Banca Etica che si è apertamente dichiarata, nella Regione Veneto, a fianco degli imprenditori della filiera del fotovoltaico i quali, in particolare, hanno lanciato un messaggio forte e chiaro sul futuro del comparto. Il Veneto, infatti, è una delle Regioni più attive nella filiera del solare, ma con il Decreto Rinnovabili, senza modifiche, si rischia di mettere in ginocchio il settore con tutto quel che ne consegue in termini di ripercussioni economiche sul territorio.
E così, sui Colli Euganei, 100 imprenditori veneti riuniti presso il polo di ricerca e sperimentazione sulla sostenibilità “La Costigliola“, inaugurato di recente proprio da Banca Etica, hanno apertamente chiesto una revisione del cosiddetto “Decreto Romani” visto che a rischiare di dover gettare la spugna sono un po’ tutti, dai produttori agli installatori di pannelli fotovoltaici sul territorio della Regione Veneto.
Secondo quanto dichiarato dall’ing. Stefano Noro di VP Solar, il nostro Paese vuole revocare gli incentivi alle rinnovabili anche in base alla menzogna che questi gravano sulle bollette degli italiani quando invece questi incentivi in bolletta, quasi per intero, vanno alle energie cosiddette assimilate, ovverosia agli impianti di lavorazione di scarti petroliferi, nonché agli inceneritori. “La mobilitazione nazionale deve essere accompagnata da una forte azione a livello locale specie in Veneto“, ha sottolineato l’ing. Stefano Noro, “dove l’energia fotovoltaica è un comparto importante dell’economia che porta benessere per l’ambiente e ricchezza diffusa sul territorio“.
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