Nel nostro Paese, per far partire un impianto fotovoltaico servono la bellezza di venti regole diverse per venti Regioni. A dichiararlo nelle scorse settimane è stato Alessandro Sotgiu, amministratore delegato della Solarday, una società per azioni che vanta un fatturato 2008 prossimo ai 60 milioni di euro ed una linea di produzione di moduli fotovoltaici in silicio policristallino, completamente automatizzata, in grado di realizzarne ben 250 mila all’anno presso lo stabilimento di Mezzago, sito nei pressi di Milano. Secondo l’amministratore delegato di Solarday l’Italia rischia di perdere il treno del fotovoltaico di certo non per assenza di “materia prima“, visto che l’Italia è il Paese del sole, ma per l’eccessiva burocrazia che mette il freno al decollo della filiera e, quindi, allo sviluppo della catena del valore.
Per Alessandro Sotgiu, infatti, gli incentivi non bastano visto che per far partire un impianto ci vogliono oltre sessanta passaggi tra operatori di rete e Gestore dei Servizi Energetici (GSE); lo sviluppo può accelerare con più investimenti e meno burocrazia, ovverosia con processi che siano sia chiari, sia semplici e senza incertezze di natura legislativa che contribuiscono a scoraggiare sia gli operatori, sia i cittadini ad investire nel fotovoltaico. Non a caso, Solarday destina la maggioranza della propria produzione, con una quota pari al 60%, su un mercato maturo come quello della Germania che coniuga al meglio l’affidabilità all’alta qualità.
Nessuna ripercussione sulla domanda tedesca, inoltre, la Solarday prevede dall’eventuale riduzione degli incentivi in Germania visto che il portafoglio ordini con ben 12 MW, rimane sostanzioso. Le incertezze normative ancora presenti nel nostro Paese, di conseguenza, faranno sì che, secondo quanto dichiarato proprio da Alessandro Sotgiu, la Solarday si limiterà a mantenere la propria quota in Italia e guarderà a nuove opportunità all’estero che potranno essere colte in mercati del fotovoltaico come quelli della Turchia, Francia, Grecia, Repubblica Ceca e la Slovenia.
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