L’Ilva di Taranto domina la cronaca nazionale tra sanzioni ed emendamenti dal punto di vista politico, campagne per screening gratuiti e casi di Leucemia che arrivano a Strasburgo dal punto di vista della salute, scontri su dati e progetti di bonifica dal punto di vista ambientale. L’Ilva sovrasta la città pugliese inquinando l’aria, la terra, il mare con le sue polveri, condannando i cittadini a vivere sotto ricatto, tra il diritto alla salute ed il diritto al lavoro.
Quello che vi presentiamo oggi è un punto di vista diverso, quello dietro l’obiettivo del fotografo Giuseppe Chiantera che con Chiedi alla polvere, reportage dedicato all’Ilva, ha vinto il concorso Open Synap(see), sezione Caos. Di seguito le motivazioni della giuria e l’intervista di Ecologiae al fotografo.
Giuseppe Chiantera, con “Chiedi alla Polvere”, sull’Ilva di Taranto, ci accompagna dentro ad una realtà attuale e difficile. La sua visione è chiara e puntuale, non lascia spazio a retoriche. Il lavoro (…) riesce ad affrontare una tematica tanto tragica con molta delicatezza e senza inutili seduzioni estetiche.
Intervista a Giuseppe Chiantera, autore di Chiedi alla Polvere, reportage fotografico sull’Ilva
Come è nata l’idea di fare un reportage fotografico su un soggetto così complesso come l’Ilva e a cosa deve il suo nome?
L’idea è nata dalla volontà di far emergere la realtà dell’Ilva dal punto di vista architettonico ed ambientale per documentare l’emergenza, raccontare la città di Taranto e l’area circostante sottolineando l’impatto dell’Ilva sul paesaggio urbano e rurale. Ho scelto volutamente di rappresentare ambienti apparentemente vuoti perché volevo che l’impatto sull’ambiente emergesse con tutta la sua silenziosa forza. Ho intitolato il lavoro Chiedi alla polvere perché la polvere dell’Ilva ricopre ogni cosa, ovatta e silenzia, come una pesante coltre che, posandosi, rende desolante tutto l’ambiente circostante. Gli ambienti vuoti nascondono un bollore inespresso, il silenzio sordo riempie tutto l’ambiente, quasi a voler tener taciute tutte le voci.
Quanto hanno pesato sulla tua scelta le tre grandi problematiche legate alla questione Ilva: l’ambiente, la tutela della salute e il diritto al lavoro?
Il taglio ambientale è solo un aspetto della questione: oltre la portineria dell’Ilva non si entra, i non-lavoratori, come i cittadini subiscono la realtà da fuori, ed è questo impatto sull’ambiente la parte che ho rappresentato per prima, ma Chiedi alla Polvere è un progetto più ampio che intendo sviluppare con un prossimo focus sugli aspetti legati al lavoro.
Come hai scelto lo stile per rappresentare nei tuoi scatti una realtà così complessa come quella dell’Ilva?
Lo stile è stato funzionale alla scelta espressiva, le foto hanno inquadrature molto rigorose. Il rigore sottolinea la stasi della situazione, mentre i colori, sfumati, quasi pastellati, sottolineano la rarefazione degli ambienti. Dell’Ilva si sente la presenza, una presenza che incombe ed immobilizza tutto ciò che è la città di Taranto e l’ambiente circostante.
Qual è il punto di vista che hai voluto trasmettere con il reportage Chiedi alla polvere?
La scelta dello stile e delle inquadrature mira da un lato a sottolineare l’emergenza, dall’altro la rarefazione degli ambienti tende a non appesantire l’immagine, a comunicare il disagio senza ostentare, né a catastrofizzare, ma ad evidenziare l’immobilità, la stasi di una realtà così complessa come quella di Taranto.
Tre definizioni per Chiedi alla polvere, uno tra i primi reportage fotografici sull’Ilva in Italia
Dal punto di vista personale, è stata una scelta empatica e consapevole. Dal punto di vista ambientale, Chiedi alla polvere vuole essere una riflessione lucida sull’impatto di una realtà come quella dell’Ilva che condiziona la realtà della città e dell’ambiente circostante in maniera viscerale. Dal punto di vista stilistico, è stata una scelta che ha fuso insieme il rigore delle inquadrature e la rarefazione dei toni.
Ecologiae ringrazia Giuseppe Chiantera e vi invita a sfogliare il reportage vincitore di Open Synap(see) nella gallery che segue.
Photo Credits | Courtesy of Giuseppe Chiantera – Tutti i diritti sono riservati
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