Gli abiti usati prendono nuova vita come rivestimento degli interni della Ford Focus in arrivo sul mercato dal prossimo anno. Tappezzeria e materiale fonoassorbente verranno infatti ricavati da vestiti dismessi e altrimenti inutilizzabili, una scelta che costituisce un impegno concreto della casa automoblistica a favore della sostenibilità ambientale, come spiega lo stesso Carrie Majeske, product sustainability manager del brand americano, sottolineando gli sforzi della Ford verso nuovi modelli che puntino non solo alla riduzione delle emissioni ma anche al riciclo e al reimpiego dei materiali:
Ford è continuamente alla ricerca di soluzioni alternative eco-compatibili e sostenibili. Uno dei nostri obiettivi primari è quello di utilizzare una quantità sempre maggiore di materiali riciclati e rinnovabili, continuando ad assicurare elevati standard qualitativi in termini di performance e durata nel tempo dei nostri veicoli. Ricorrere al riciclo permette di ridurre la quantità di materiali e sostanze che finiscono in discarica e diminuisce, inoltre, le ulteriori ricadute sull’ambiente derivanti dal necessario reperimento delle materie prime.
Majeske fa l’esempio dei blue-jeans, spiegando che la quantità di cotone derivante da due paia di blue-jeans è sufficiente a tappezzare una vettura.
La Ford non è nuova all’utilizzo di materiali di seconda mano o biologici. Basti pensare ai cuscini dei sedili realizzati con schiuma di soia, alle resine riciclate utilizzate per le sottoscocche, e ancora ai fili riciclati per la tappezzeria dei sedili ed alle fibre di plastica naturale impiegate nella realizzazione dei componenti interni.
La buona notizia, prosegue Majeske, è che i jeans utilizzati non sono finiti in una discarica e che non abbiamo dovuto utilizzare acqua, fertilizzanti e terra per coltivare cotone vergine. E’ un’alternativa che ci auguriamo i nostri consumatori possano apprezzare.
Il cotone utilizzato sarà preso da vecchi indumenti in genere, non solo dai blue jeans. L’obiettivo non è solo di riutilizzare gli abiti usati per evitare che finiscano in discarica, quanto di far passare un messaggio importante: la società non ha bisogno di coltivare altro cotone per ottenere le materie prime di cui ha bisogno.
E questo è soltanto l’inizio.
Chissà quanti altri rifiuti potrebbero tornare utili nel processo produttivo dei veicoli, conclude Majeske.
Magari un giorno non tanto lontano ci recheremo, invece che al cassonetto, a vendere i nostri vecchi indumenti direttamente alle fabbriche e guadagnare dai rifiuti, in modo pulito, intendiamoci, non sarà più utopia.
[Fonti: Repubblica; Gearlog; Caradvice]
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