L’economia e la finanza mondiale sono dentro un pantano. Neanche il tempo di smaltire la crisi dei mutui subprime che la speculazione ha fatto barcollare la moneta con la quale facciamo la spesa di tutti i giorni. Il tutto in un contesto che vede una disoccupazione galoppante, non solo in Italia, ed uno scenario di bassa crescita nel nostro Paese così come nell’intera Eurozona che rischia di farci tornare indietro di decenni sotto molti punti di vista.
Come uscire dunque da questa situazione? Come si può salvare un’economia capitalistica e consumistica che negli ultimi 10-15 anni ha pensato solo ai profitti infischiandosene spesso del bene comune e della tutela della collettività?
Ebbene, la ricetta di Greenpeace è quella per cui occorre darà grande spazio all’industria delle energie rinnovabili che entro il 2030 ha il potenziale per poter creare la bellezza di 8,5 milioni di posti di lavoro; il tutto a patto, e non tutti i Governi lo stanno facendo, che i politici siano in grado di cogliere le opportunità di investire a favore delle generazioni future in un domani più verde.
Non a caso, in base ad uno studio reso noto lunedì scorso dall’European Renewable Energy Council (EREC) e da Greenpeace, se i Governi investissero nella creazione di nuovi posti di lavoro “verdi” salverebbero non solo l’economia, ma anche il clima dando finalmente un taglio alla dipendenza mondiale dai carburanti fossili in materia di approvvigionamento energetico.
D’altronde quello delle rinnovabili, anche ai tempi della crisi, è stato il settore che non solo ha mostrato i più elevati tassi di crescita, ma è stato in grado anche nei momenti più difficili di creare nuova occupazione mentre gli operai e gli impiegati degli stabilimenti di industrie e di società di servizi venivano mandati a casa. Dallo studio EREC – Greenpeace è emerso come su base annua il mercato delle rinnovabili e delle tecnologie ad esse collegate valga complessivamente nel mondo ben 100 miliardi di dollari, ma entro il 2030 i miliardi di dollari si moltiplicheranno per sei passando a 600 miliardi.
madhouse 12 Giugno 2010 il 7:00 pm
sono d’accordissimo con questo articolo anche perchè, nella realtà odierna, il positivo dell’economia e dell’impresa italiana viene proprio da chi si occupa di enrgia rinnovabile, eolico, ma soprattutto il solore, sia termico che fotovoltaico. Appunto questo è già una realtà anche se viene nascosta dal regime che ci Governa e che vuole tenere l’italiani nell’ignoranza, obbligandoli ad appoggiare il Nucleare di cui, tra la’ltro, non sanno proprio nulla..
Nel mio piccolo posso testimoniare l’utilità dei pannelli termici che ho istallato da più di due anni, da qualsiasi punto di vista funziona benissimo e in casa mia la vita è migliorata; stiamo pensando tra un po’ di tempo di aggiungere anche il fotovoltaico…e speriamo che la gente apra gli occhi!
Paola Pagliaro 12 Giugno 2010 il 9:08 pm
Il dato positivo è che l’opinione pubblica continua a sensibilizzarsi ai temi del risparmio energetico e ad interessarsi alle rinnovabili, malgrado gli incentivi discontinui. E il nucleare è osteggiato da quasi tutte le Regioni. Io non ho nulla contro il nucleare in generale. Piuttosto nutro delle remore sul “nucleare in Italia”, cosa succederebbe nel bel Paese del cemento depotenziato nelle scuole e negli ospedali riguardo alle norme di sicurezza sullo smaltimento delle scorie e alla sicurezza dei siti? Chi vigilerebbe, un’altra cricca alla Anemone? Con sole e vento evitiamo di questi rischi. Grazie per la tua testimonianza. E’ importante passare parola sull’utilità e la convenienza dell’installazione dei pannelli termici, se ne parla poco nei canali d’informazione più seguiti.