Il 20 agosto 2010 l’Unione europea ha dato il via all’embargo dei prodotti derivati dalle foche. Si tratta di carni, pelli per pellicce, ma anche di olio e organi, senza dimenticare le molto ricercate capsule di omega 3.
Il bando all’import di prodotti derivati dalla caccia dei pennipedi arriva dopo l’embargo deciso nel 2009 dalla Commissione europea ed entrato in vigore solo da alcuni giorni, ma con delle eccezioni.
L’embargo non si applicherà a quelle associazioni o organizzazioni che hanno presentato ricorso alla Corte di giustizia europea. Sono in tutto 16 le organizzazioni che saranno ascoltate il prossimo 7 settembre. Le motivazioni sono l’esistenza e la sussistenza delle stesse. Gli Inuit, una popolazione che abita le regioni costiere artiche del Nord America, ad esempio ha presentato ricorso per la Tapiriit Kanatami, la loro principale organizzazione, e loro unica fonte di guadagno.
Il bando dell’Ue non ha trovato pochi ostacoli, soprattutto in Canada, dove la caccia alle foche è una grande risorsa. Dai dati raccolti dalla Lega anti- vivisezione (Lav) ogni anno in Canada si ripete il massacro di circa 200.000 mila esemplari di foca, di cui la maggior parte sono cuccioli tra le 2 e le 12 settimane di vita. Il 32% dei prodotti derivati dalla loro caccia era destinato ai mercati europei. Nel nostro Paese la produzione e il commercio dei prodotti derivati dalla caccia delle foche è vietato dal 2004 con la legge 189 contro il maltrattamento degli animali, ora sostituita dalla legge comunitaria del 2009. Chi venisse colto a produrre o vendere prodotti di foca verrebbe punito con il carcere dai tre mesi a un anno o con un’ammenda da 5mila a 100mila euro, oltre alla sospensione della licenza dai tre mesi a un anno e, in caso di reiterazione, al suo ritiro. Dai dati forniti all’Eurostat Datashop di Berlino è emerso che uno di più grandi produttori di pellicce di foche è stato proprio l’Italia. L’entrata in vigore della legge 189 ha sensibilmente modificato l’entità del commercio delle pellicce e di conseguenza il loro valore di mercato. Se nel 2006 il valore di una pelliccia era di 97 dollari, con un giro d’affari di 33 milioni di dollari canadesi, nel 2007 il guadagno è sceso a 12 milioni e il costo di una singola pelliccia a 55 dollari; nel 2008 il prezzo è sceso a 33 dollari e dal 20 agosto, con il bando Ue, sarà di appena 8 dollari.
[Fonte: La Repubblica]
[Foto: larivistadelmare]
CLAUDIA 2 Dicembre 2010 il 1:18 am
speriamo non l’aggirino anche questa di legge.