Era dagli anni ’70 che non si vedeva una foca monaca nelle acque territoriali italiane. Ma gli sforzi per la conservazione danno i loro frutti ed allora eccola lì, fotografata all’uscita di una grotta che è stata scelta come sua abitazione. E magari anche come nursery per i suoi cuccioli. La scoperta che questo mammifero sia ritornato dalle nostre parti è molto importante in quanto segnala due eventi. Prima di tutto che c’è ancora speranza di salvarlo (la sua specie è considerata a livello critico visto che si stimano solo 500 esemplari vivi), e poi anche che l’aver istituito aree protette è servito.
La foca monaca infatti era “emigrata” negli anni ’70 a causa del forte inquinamento che c’era nel Mediterraneo, ed a causa del bracconaggio che ha avviato il rapido declino dei suoi esemplari. L’istituzione delle aree marine protette, compresa quella delle Egadi, ha dato in tutto il mondo risultati positivi, e quello siciliano mette in luce come anche una specie in una fase critica si può salvare.
A fare la scoperta sono stati i ricercatori dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale che sono riusciti a fotografare l’esemplare. Il sospetto che questo animale, che ha imparato ad evitare l’uomo, fosse tornato a dir la verità era cominciato a trapelare già nel 2011, quando sono state avviate una serie di ricerche nell’area. Solo nei giorni scorsi però una foto-trappola ad infrarossi è riuscita ad immortalare la foca.
Le sue tracce sono comparse nel periodo autunno-inverno del 2011, quando feci e residui di pelle sono stati rilevati in più punti sul litorale. Si capiva che c’era almeno un esemplare che faceva visita sempre più spesso in quelle zone, ed in particolare nella primavera scorsa quando si era capito che molto probabilmente si trattava di una femmina. Evidentemente si trattava di sopralluoghi per controllare che la zona fosse sicura. Sopralluoghi che hanno dato esito positivo visto che ora i ricercatori sono sicuri che lì la foca ci ha fatto la tana.
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