Il fiume Colorado negli Usa, il fiume Giallo nel nord della Cina, il Gange in India e il Niger in Africa occidentale stanno scomparendo, in alcuni casi a causa degli effetti del cambiamento climatico. A rivelarlo è un nuovo studio che ha esaminato il flusso di corrente dei 925 fiumi più grandi della Terra, e ha rilevato notevoli cambiamenti in circa un terzo di essi nel corso degli ultimi 50 anni. La motivazione sta nel fatto che tutte le principali fonti di acqua che affluiscono in questi grandi fiumi stanno diventando sempre più povere, non ricevendo più acqua nei loro canali.
L’affluenza ridotta aumenta la pressione sulle risorse di acqua dolce in gran parte del mondo, in particolare con più domanda di acqua dovuta ad un incremento della popolazione. L’acqua dolce è una risorsa vitale, la tendenza al ribasso è una grande preoccupazione
ha dichiarato uno degli autori dello studio, Aiguo Dai, del National Center for Atmospheric Research di Boulder, Colorado. La maggior parte dei fiumi studiati passavano attraverso alcuni dei luoghi più popolosi del pianeta. Ma molti altri fluivano anche attraverso aree scarsamente popolate, come quelle in prossimità del Mar Glaciale Artico, dove la neve e il ghiaccio si fondono rapidamente.
L’aumento dei flussi è stata l’eccezione piuttosto che la regola. I fiumi con la riduzione del flusso sono, secondo i dati dello studio, di gran lunga maggiori di quelli con un incremento, con un rapporto di 2,5 a 1 (in pratica sono due volte e mezzo in più). Mentre dighe ed altre deviazioni di acqua per l’agricoltura e l’industria hanno colpito alcuni fiumi, l’effetto complessivo di questi effetti sembra essere di piccole dimensioni sulla base di precedenti studi. La riduzione dei flussi invece sembra essere legata ai cambiamenti climatici, in molti casi.
L’influenza del cambiamento climatico sul flusso passa attraverso i suoi effetti sulle precipitazioni ed evaporazione. Gli autori hanno confrontato le modifiche di precedenti studi che esaminavano i cambiamenti delle precipitazioni e hanno trovato che le aree più scariche corrispondevano alle zone in cui le precipitazioni erano diminuite e viceversa.
Negli Stati Uniti, per esempio, il Columbia River si è impoverito di circa il 14% negli ultimi 50 anni, in gran parte a causa della riduzione delle precipitazioni e per il maggiore uso di acqua in Occidente. Il fiume Mississippi, d’altro canto, ha avuto un aumento del flusso del 22% nello stesso periodo, a causa di una maggiore precipitazioni in tutto il Midwest.
Poiché i cambiamenti climatici continueranno inevitabilmente nei prossimi decenni, essi sono suscettibili di provocare un maggiore impatto su molti fiumi e sulle risorse idriche del mondo
ha spiegato il co-autore Kevin Trenberth. Nel complesso lo studio, pubblicato sul Journal of Climate, ha rilevato che le precipitazioni in acque dolci annuali nell’Oceano Pacifico, è sceso di circa il 6%, circa lo stesso volume di acqua che è ridotto nel fiume Mississippi. Il flusso annuo nell’Oceano Indiano è sceso di circa il 3%, mentre le precipitazioni annuali nel Mar Glaciale Artico sono aumentate di circa il 10%.
La conclusione a cui si può arrivare a questo punto è che, a causa del cambiamento climatico, le aree una volta umide stanno diventando sempre più secche, mentre le aree considerate gelide, stanno diventando umide, con una rivoluzione del clima e di tutte le specie che popolano queste aree prese in esame.
Fonte: [Livescience]