Qualche anno fa Beppe Grillo chiese all’Unione Europea di non elargire più finanziamenti all’Italia, ma secondo gli ultimi dati forse è il caso che l’UE smetta di inviare finanziamenti a tutti, se vuol continuare su questa strada. Da un lato, infatti, i politici più in vista dell’Unione spiegano che l’Europa è l’area più impegnata nel campo ambientale, con obiettivi molto forti ed iniziative sostenibili, dall’altro poi, quando si vanno a guardare in che modo vengono spesi i soldi pubblici, notiamo che le direzioni non sono poi così green.
Ad esempio l’Europa che dice di voler ottenere il 20% dell’energia entro il 2020 proveniente dal comparto delle fonti pulite, versa in questa direzione appena il 4% dei finanziamenti, a cui si aggiunge appena lo 0,7% per la ricerca sulle tecnologie verdi. Di contro i finanziamenti al nucleare rappresentano il 26% del totale, 14 alla ricerca sulla fusione e 12 al settore nel suo complesso. Chissà che con i vari Paesi che si stanno tirando indietro su questa fonte, i finanziamenti non possano cambiare direzione.
Purtroppo non è solo sul comparto dell’energia che l’UE deve rivedere la sua politica. Se uno degli obiettivi è di ridurre del 20% le emissioni di CO2, che senso ha dedicare il 49% dei finanziamenti per la costruzione di strade e autostrade che, almeno per i prossimi decenni, saranno attraversati da veicoli inquinanti? Non avrebbe più senso finanziare i trasporti pubblici? Ed infatti l’Europa sostiene anche la cosiddetta “mobilità urbana sostenibile”, ma appena con il 7% dei finanziamenti, un settimo di quanto viene dato per finalità che potenzialmente potrebbero aumentare i gas serra.
I dati provengono dallo studio EU Subsidies for polluting and unsustainable practices che prende in considerazione i finanziamenti europei del periodo 2007-2013 per un totale di 344 miliardi di euro. Di questi si è calcolato che appena il 9% vengono destinati alle finalità prettamente ambientali. Gli altri finiscono nelle tasche di aziende che sulla carta lavorano nel campo ambientale come agricoltura e sviluppo rurale, ma le cui pratiche in realtà non sono sempre sostenibili, visto che decine di miliardi vanno a finanziare lo sviluppo intensivo che di certo non è ecologico visto che spesso attua pratiche inquinanti come l’utilizzo di pesticidi, quando non addirittura gli OGM.
Non tutto è perduto. Lo studio infatti ha fatto riflettere i vertici dell’UE e così Connie Hedegaard, responsabile dei cambiamenti climatici, ha dichiarato che nella prossima tranche, quella 2014-2020, i finanziamenti alle pratiche ambientali saliranno almeno al 20%. Non è ancora sufficiente, ma è almeno un passo in avanti.
[Fonte: il Fatto Quotidiano]