La denuncia arriva da uno studio globale condotto da Orb Media, un’organizzazione no-profit specializzata in giornalismo d’inchiesta, che ha condiviso i risultati dell’analisi in esclusiva con il Guardian: nell’acqua potabile di tutto il mondo sono presenti fibre di plastica.
E non ci sarebbe neanche tanto da stupirsi se pensiamo che negli ultimi 60 anni sono state prodotte 8,3 tonnellate di plastica, la maggior parte della quale non è stata correttamente smaltita ed è finita ad inquinare gli oceani di tutto il mondo. Lo studio è partito proprio da questa considerazione: se la plastica inquina gran parte di oceani, laghi e fiumi del mondo, è presumibile pensare che in qualche modo possa inquinare anche l’acqua che beviamo?
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Evidentemente la risposta è sì. La plastica quindi non sta inquinando solo la catena alimentare ma anche le falde idriche. Lo studio ha analizzato in totale 159 campioni. Il più alto tasso di contaminazione (94%) si registra negli Stati Uniti, con fibre di plastica trovate nell’acqua del rubinetto degli edifici del Congresso, della Trump Tower e del quartier generale dell’Agenzia USA per la protezione ambientale. Seguono Libano e India con percentuali di 93,8 e 82,4. In Europa va leggermente meglio, con il 72% dell’acqua che beviamo, e per ogni 500 ml, una bottiglietta da mezzo litro, ingeriamo in media 1,9 fibre di plastica.
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Il danno è esteso a tutto il mondo e secondo la ricerca l’inquinamento è diffuso equamente in tutti i Paesi del mondo nella stessa quantità, indipendentemente dalle latitudini e dalla ricchezza economica degli Stati coinvolti. La conclusione dello studio è che si tratta di un problema di cui bisogna occuparsi subito, soprattutto perchè non sono ancora noti i rischi che la presenza della plastica può avere sulla nostra salute.