Non c’è dubbio che la geoingegneria stia prendendo piede e stimolando il dibattito negli ultimi tempi, ma forse potrebbe rivedere alcuni dei suoi principi. Una recente ricerca effettuata dall’Università di Santa Cruz (California), e pubblicata su Proceedings of National Academy of Sciences, dimostra che le alghe producono tossine che normalmente si pensa siano limitate alle acque costiere, ma possono essere stimolate fino a crescere rapidamente in mare aperto nel processo di “fecondazione dell’oceano” con il ferro.
Secondo quanto si legge su Science:
Le fioriture di diatomee del genere Pseudo-nitzchia producono una neurotossina chiamata acido domoico, e sono all’ordine del giorno nelle acque costiere. Durante le grandi fioriture, la tossina algale entra nella catena alimentare, forzando la chiusura di alcune attività di pesca (come quella dei molluschi e sardine) e avvelenando i mammiferi marini e gli uccelli che si nutrono di pesce contaminato. Ma fino ad ora, la proliferazione di queste alghe in mare aperto ha attratto poco l’attenzione dei ricercatori.
L’autore principale dello studio, Mary Silver, dice che normalmente la Pseudo-nitzchia non ha molto effetto, ma
queste specie sono incredibilmente sensibili al ferro, diventando spesso dominanti nelle fioriture algali che derivano dalla fecondazione da ferro. Qualsiasi ingresso del ferro potrebbe causare una fioritura di cellule che producono la tossina.
Silver aggiunge che i depositi naturali di ferro in mare aperto (provenienti dalle eruzioni vulcaniche, tempeste di polvere, ecc) si sono verificati per milioni di anni, ma di solito si trattava di eventi sporadici.
L’arricchimento del ferro su larga scala potrebbe essere pericoloso perché, se provoca le fioriture di Pseudo-nitzchia, la tossina entrerà nella catena alimentare, come avviene nella zona costiera.
I ricercatori sono giunti a questa conclusione esaminando le cellule di Pseudo-nitzchia trovate nei campioni prelevati dal Golfo dell’Alaska nel 2007, che hanno mostrato la presenza dell’acido domoico. Ciò ha indotto il riesame dei campioni di vecchi esperimenti sulla fecondazione dell’oceano col ferro tra il 1995 e il 2002, ed hanno così scoperto la presenza della tossina.
Kenneth Coale, co-autore, ha dichiarato che questi risultati significano che dovremmo raddoppiare i nostri sforzi per ridurre le emissioni di carbonio, e non trovare escamotage per aumentare l’assorbimento del carbonio già emesso come la fecondazione degli oceani. Ulteriori ricerche serviranno per stabilire se effettivamente queste operazioni possano essere pericolose, ma intanto pare che i programmi che prevedevano lo spargimento di polvere di ferro sugli oceani debbano temporamente fermarsi.
[Fonte: Treehugger]
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