Sulla prestigiosa rivista PlosOne è stato di recente pubblicato un interessante studio della Naval Postgraduate School che comprova come il canto della megattere sia più complesso di quanto si credesse. Lo studio, intitolato “Humpback Whale Song and Foraging Behavior on an Antarctic Feeding Ground” riguarda in particolare 10 megattere monitorate durante la ricerca del plancton nell’Antartico Occidentale.
L’etologia contemporanea si arricchisce giorno per giorno di studi estremamente interessanti riguardanti ogni genere di animali. Dopo l’ulteriore rivalutazione della complessità delle comunicazioni emesse dai delfini tramite la vibrazione dei tessuti delle cavità nasali ora uno studio sposta i riflettori sui canti delle megattere e l’utilizzo che questi animali fanno delle proprie “vocalizzazioni”. I canti delle megattere, spiega lo studio, non possono essere considerati semplice emissioni legate alle attività di accoppiamento, in quanto anche per ore i canti sono stati rilevati e analizzati (con dispositivi non invasivi) durante le attività di ricerca del plancton da parte di 10 megattere nell’Antartico Occidentale.
Che il sistema di comunicazione delle megattere fosse particolarmente complesso e articolato lo si sapeva già da tempo: i segmenti comunicativi (segni) si combinano in maniera assai versatile e nel loro combinarsi danno vita a “canti” del tutto peculiari, dissimili, con modulazioni estremamente variegate. Eppure finora si era considerato questo sistema solo come atto a inviare messaggi a fini riproduttivi. Tuttavia lo studio pubblicato da PlosOne sembra indicare che senz’altro le megattere utilizzano il proprio canto anche per comunicazioni differenti: per certo, almeno durante le operazioni di approvvigionamento di plancton. Come di recente spesso accade, un nuovo studio etologico (supportato dalle nuove tecnologie) corregge e amplia la visione di determinate abilità e comportamenti animali rispetto al passato. Per chi fosse interessato è possibile leggere gratuitamente online l’articolo di ricerca pubblicato sul sito di PlosOne, che analizza in dettaglio, tra l’altro, le attività di produzione dei suoni e la struttura delle canzoni.
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