L'apertura del Nuovo Cratere di Sud-Est ha permesso di studiare da vicino i cambiamenti strutturali dell'Etna e le relative conseguenze. Ne parla un nuovo studio INGV - Roma Tre.
Molti vulcani attivi alternano lunghi periodi di quiete ad intense fasi eruttive. Durante i periodi di attività l’esterno del cono vulcanico può subire notevoli mutazioni mentre nella maggior parte dei casi l’interno dell’edificio vulcanico tende a conservare la propria struttura. Per queste ragioni la formazioni di nuove bocche eruttive è un evento piuttosto raro in una logica di medio periodo e pochi sono gli studi che è stato possibile associare direttamente a questi fenomeni. Il Nuovo Cratere di Sud-Est sull’Etna rappresenta in questo senso una notevole eccezione con una evoluzione recentissima ed ancora in pieno svolgimento. Di questo complesso tema si occupa un nuovo studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e dell’Università Roma Tre recentemente pubblicato nella sezione Earth Science della rivista scientifica Frontiers.
Etna, nascita di un cratere vulcanico
Tra i vulcani attivi l’Etna presenta numerose singolarità a cominciare da una struttura sommitale particolarmente complessa. Nel breve arco di circa 60 anni il preesistente cratere originario è stato soppiantato da quattro nuovi crateri che in un certo senso descrivono la storia recente del vulcano: Cratere di Nord-Est (formatosi nel 1911) Voragine (1945), Bocca Nuova (1968) e Cratere di Sud-Est (1971).
Proprio il Cratere di Sud Est (SEC) è stato nei decenni scorsi il più attivo e geologicamente instabile. A Partire dal 2007 una nuova bocca si è formata nelle vicinanze del SEC fino a formare un cono indipendente a cui è stato dato il nome di Nuovo Cratere di Sud-Est (NSEC).
La formazione del NSEC ha offerto hai ricercatori la possibilità di osservare un fenomeno che come detto è di per se piuttosto raro e di ottenerne una modellazione completa grazie anche ad una estesa raccolta di dati
Formazione del Nuovo Cratere di Sud-Est dell’Etna
A partire già da metà degli anni 90 molta parte dell’attività vulcanica dell’Etna si è concentrata nel Cratere di Sud-Est. Nel maggio del 2007 sul cono del SEC si è registrata l’apertura di una nuova bocca destinata diventare il centro dell’attività eruttiva del vulcano siciliano. L’insieme di rilevazioni di terra ed aeree integrate da misurazioni termiche e rilevamenti GPS di precisione ha permesso di studiare in dettaglio la nascita e l’evoluzione del Nuovo Cratere di Sud-Est.
La formazione di questo nuovo cratere, spiega lo studio, è da ricercare nella notevole instabilità che caratterizza il grande cono vulcanico dell’Etna ed in particolare il fianco nord-orientale. L’Etna è ciclicamente interessato da fenomeni di inflazione (rigonfiamento) alternati a fasi di deflazione (sgonfiamento) della durata variabile tra alcuni mesi e pochi anni. Negli ultimi decenni durante la fasi di deflazione il fianco nord-orientale del vulcano ha seguito traslazioni semi circolari guidate da un sistema di faglie che hanno portato la posizione sommitale a spostarsi verso Nord-Est.
Come conseguenza di questo fenomeno di traslazione si sono formate una serie di fessure eruttive nella direzione Nord-Ovest Sud-Est; tali fessure si sono sviluppate in una direzione pressoché ortogonale al verso dello slittamento. Proprio a partire da questo genere di fessurazione si è formato dal 2007 il Nuovo Cratere di Sud-Est.
Vulcani, instabilità e sicurezza
Lo studio targato INGV – Roma Tre mostra la stretta correlazione esistente tra la struttura eruttiva di un vulcano e la stabilità dei suoi fianchi. Un vulcano con versanti stabili avrà la tendenza a conservare nel tempo la posizione dei suoi crateri eruttivi e la geometria dei condotti che conducono il magma in superficie.
Fenomeni di instabilità dei fianchi possono invece generare variazioni nella posizione delle bocche e di conseguenza dei condotti magmatici. Questi cambiamenti possono anche essere molto rapidi come emerge dallo studio sulla nascita del Nuovo Cratere di Sud-Est sull’Etna.
In questo senso lo studio italiano rappresenta un importante contributo per comprendere la dinamica eruttiva dei vulcani attivi. Il modello descritto in particolare costruisce una relazione per i cambiamenti della struttura eruttiva di un vulcano in presenza di scivolamenti e deformazioni ai fianchi.
La più completa comprensione dell’evoluzione geologica dell’Etna negli ultimi decenni rappresenta un passo importante anche per la sicurezza di quanti vivono nelle zone adiacenti il vulcano. Proprio il Nuovo Cratere di Sud-Est costituisce un cono vulcanico definito come intrinsecamente instabile e potenzialmente soggetto a franare. La pericolosità di questo elemento dipende anche dal fatto che il cratere sorge a ridosso di una parete a strapiombo alta quasi mille metri. Lo studio dei ricercatori INGV – Roma Tre sottolinea quindi l’importanza di un monitoraggio accurato di questo nuovo cratere con misurazioni che ne permettano il controllo a livello morfologico e strutturale.
Etna, un vulcano patrimonio dell’umanità
L’Etna con i suoi 3329 metri s.l.m è il vulcano attivo più alto d’Europa ed è anche uno dei più studiati. Formatosi nel Quaternario, il vulcano ha un raggio di oltre 40 km ed un cono vulcanico che copre qualcosa come 1265 kmq. La sua altezza è variabile in funzione del materiale lavico depositato in sommità e dei suoi successivi assestamenti.
L’Etna è caratterizzato dalla presenza pressoché costante di un pennacchio di fumo alternato a frequenti eruzioni con emissioni di lava.
Nell’annuale riunione del World Heritage Committee del 2013 l’Etna è stato inserito tra i siti UNESCO patrimonio dell’umanità.
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