In questi giorni è in corso a Bali, in Indonesia, un vertice internazionale per discutere i provvedimenti da adottare per raddoppiare la popolazione mondiale di tigri. Ai lavori partecipano i responsabili dell’ambiente di tredici Paesi, anticipando i temi di cui si parlerà in un summit globale previsto a dicembre.
Il 2010 è l’anno della tigre. La tigre che è in via d’estinzione per cause tutt’altro che naturali: c’è lo zampino dell’uomo, in particolare sotto accusa ci sono alcuni Paesi, come la Cina, ai quali gli animalisti imputano addirittura di tenere prigionieri 5.000 esemplari sequestrati illegalmente. Ricordiamo, infatti, che il commercio internazionale delle tigri è vietato dalla CITES (la Convenzione internazionale che regola il commercio delle specie minacciate).
Per darvi un’idea del numero esiguo di esemplari rimasti citiamo le cifre diffuse dal WWF, aggiornate al 2007 (nel frattempo le cose potrebbero essere peggiorate o migliorate): di Panthera tigris in Indocina, Indonesia (Giava, Sumatra), Asia continentale orientale, India sarebbero rimasti complessivamente non più di 7.000 esemplari. Di tigre indiana in libertà se ne contano non più di 4500. Di tigre siberiana, il felino più grande del mondo, in Russia si contano appena 200 esemplari. Tigri indo-cinesi in Thailandia e in Vietnam ne sono rimaste 1.000/1.800. Quantificate in 500 le tigri di Sumatra che vivono allo stato libero.
Tra i principali imputati della progressiva scomparsa della tigre dal Pianeta, come anticipavamo c’è la Cina, con le sue pressanti richieste di parti di tigre utilizzate dalle popolazioni asiatiche come stimolante sessuale. In aggiunta pare che
le ossa e altre parti del corpo della tigre siano usate dalla medicina tradizionale cinese e vendute come tonificanti o cure per le artriti e i reumatismi. Alcune parti della tigre vengono inoltre usate per la pratica dello “jinbu” che, si crede, possa trasmettere a chi le assume le qualità dell’animale mangiato.
Ma a minacciare la tigre, oltre al commercio internazionale illegale, anche la scomparsa del suo habitat, con la deforestazione nell’isola di Sumatra e la vita che è ormai diventata difficile persino all’interno delle oasi, dove sempre più spesso le telecamere riprendono i cacciatori di frodo catturare ed uccidere questi splendidi animali protetti. Stando a quanto riporta la BBC
La caccia e la perdita delle condizioni ambientali favorevoli ai grandi felini hanno ridotto il loro numero a circa 3200, il più basso mai registrato.
Perdere la tigre, stando a quanto affermato da una responsabile del WWF che partecipa al vertice di Bali
è molto più che perdere uno tra i più grandi predatori del pianeta.