Il progetto di una centrale eolica off-shore nelle acque di Pantelleria (a 35-26 miglia nautiche dalle coste siciliane) non ha ricevuto il via libera dalla Commissione tecnica per la verifica dell’impatto ambientale. La Regione Sicilia si era opposta e anche Greenpeace ne aveva osteggiato la realizzazione dichiarando che, pur essendo, come d’altra parte è noto, più che favorevole all’eolico, l’opera in questione avrebbe messo a rischio l’ecosistema dei banchi di Talbot, Avventura e Pantelleria nel Canale di Sicilia.
Il progetto bocciato prevedeva l’installazione di un parco eolico da 228 MW composto da 38 pale da 6 Mega Watt ciascuna, con un diametro del rotore pari a 126 metri. La Commissione tecnica, esprimendo parere negativo sulla compatibilità ambientale della centrale, certamente tutela gli interessi del Canale da questo specifico rischio ma l’ambiente marino di Pantelleria corre altri e ben altri pericoli, come sottolinea la stessa associazione ambientalista:
Questi mari però non sono ancora salvi, su di loro incombe una ben più pericolosa minaccia, quella delle trivellazioni petrolifere. La Northern Petroleum ha infatti annunciato di voler fare delle esplorazioni nei prossimi mesi proprio a Nord di Pantelleria, sfruttando le autorizzazioni già in suo possesso per fare ricerche petrolifere.
Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace, sottolinea che costruire un impianto off-shore in quel tratto di Mediterraneo era folle e la decisione di bloccare il progetto li vede pienamente soddisfatti ma questa misura da sola non è certo sufficiente a proteggere l’ecosistema marino. La Monti rivolge un accorato appello al Ministero dell’Ambiente:
Se vuole davvero proteggere l’area deve fermare subito ogni progetto di trivellazione petrolifera. Il Canale di Sicilia è un’area particolarmente ricca di biodiversità, unica nel Mediterraneo, che per troppo tempo è stata depredata, anche da una pesca eccessiva. E’ ora di tutelarla con una riserva marina.
La richiesta degli ambientalisti appare più che legittima anche alla luce del riconoscimento, lo scorso giugno, del Canale di Sicilia come area sensibile e da tutelare, arrivato da parte dei Paesi aderenti alla Convenzione di Barcellona.
[Fonte: ASCA]
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