L’associazione Italia Nostra, almeno in teoria, dovrebbe occuparsi di preservare la bellezza del paesaggio italiano dalle brutture degli interventi dell’uomo. Il principio di base è lodevole, ma purtroppo la sua attuazione lo è molto meno.
Il presidente Carlo Ripa di Meana non si è mai fatto sentire sull’iniziativa nucleare, sulla deforestazione o su altri interventi che violentano la natura come grandi cantieri in mezzo al nulla o gli ecomostri, ma inspiegabilmente ha deciso di battersi con tutte le sue forze contro l’industria eolica. Secondo Ripa di Meana, gli impianti eolici abbruttirebbero il paesaggio, e per questo ha deciso di presentare una moratoria per abolirlo addirittura all’Unione Europea.
E’ un poco un controsenso, visto che proprio l’UE ci tiene tanto all’ecologia e punta sulle energie rinnovabili per abbattere l’inquinamento atmosferico. Si chiede Oreste Vigorito, presidente dell’Associazione Nazionale Energia del Vento:
Vorrei sapere qual è l’impegno di Italia Nostra contro altre installazioni che, come autostrade o cave, hanno un certo impatto paesaggistico. Allora mi chiedo è davvero difesa del paesaggio oppure dietro c’è qualcos’altro?
In effetti tutte le battaglie dell’associazione sono sempre volte a delle realtà locali, piccoli parchi e piccoli insediamenti urbani che rovinano il paesaggio naturale. Ma nulla viene detto a proposito delle grandi industrie inquinanti che sono le maggiori responsabili del decadimento ambientale dell’Italia. Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia, apre la polemica con Italia Nostra, affermando che gli scontri con il suo presidente, Carlo Ripa di Meana, non nascono oggi, ma esistono già da qualche tempo.
Ma sia Greenpeace che altre associazioni come Legambiente si sentono sicure perché gli accordi europei vanno proprio in questa direzione, nel tentativo di migliorare l’efficienza, ma anche la quantità degli impianti eolici in tutto il Continente, e non di rimanere con un bel paesaggio da osservare, ma in cui l’aria è irrespirabile perché contaminata dagli scarichi delle industrie del carbone o simili. Per fortuna, conclude Vigorito, l’Italia non risente di queste polemiche sterili, ma anzi aumenta la sua produzione eolica del 30-40% all’anno, e speriamo che questo trend sia destinato ancora a continuare.
Fonte: [Ansa]