Vivere ecologico significa usare le energie rinnovabili come il sole. Vivere ecologico significa anche utilizzare materiali biodegradabili per non creare grandi quantità di rifiuti. Quando poi queste due opportunità convergono nello stesso oggetto, questo sì che significherebbe mettere davvero l’ecologia al primo posto nella propria vita.
L’invenzione arriva come al solito dagli Stati Uniti, e più precisamente dalla dottoressa Diane Hinkens, neolaureata all’Università del South Dakota, che è riuscita a risolvere il “problema” dell’inquinamento creato dallo smaltimento dei pannelli solari dismessi, costruiti con il silicone usualmente, inventando un materiale biodegradabile capace di accumulare energia solare.
Catturare i raggi solari e trasformarli in elettricità, ed infine non avere più nulla da smaltire dopo che il pannello cessa di funzionare promettono l’energia più pulita in assoluto sulla Terra. L’idea iniziare della dottoressa Hinkens era di rendere accessibile l’energia solare a tutti, visto che il costo dei pannelli classici troppo spesso non va d’accordo con le tasche della maggior parte della popolazione mondiale. Cominciando a costruirlo con materiali sempre più poveri per farne scendere il prezzo, è riuscita ad ottenere un materiale organico in grado di biodegradarsi in pochi anni.
In realtà l’idea di utilizzare materiali organici per i pannelli solari non è proprio originalissima. Già dagli anni ’70 si è provato ad utilizzare il polifenilene o altri materiali contenenti carbonio per costruire pannelli il più ecologici possibili, ma il loro sviluppo era sempre stato limitato dalla conseguente produzione di elettricità, che fino a quel momento era di gran lunga inferiore a quella dei pannelli classici. Con il nuovo materiale della dottoressa Hinkens questa forbice è sempre meno netta, diventando così appetibile per il commercio.
La dottoressa americana ha cominciato a guadagnarsi da vivere disegnando abiti, da un lato la ringraziamo di aver cambiato idea, dato che ha potuto portare questa novità all’ecologia mondiale, ma dall’altro la invitiamo a pensare nuovamente al campo della moda. Anche vestiti biodegradabili sarebbero a questo punto una buona idea.
Silvia 4 Marzo 2010 il 5:11 pm
Mi sembra fantastico ma non ho capito bene: sono sperimentali o già si vendono? Anche in Italia? Chi li vende,quale ditta insomma e quanto costano? E i metalli? Quelli devono esserci per forza immagino,per quellki come si fa? Ci dovrebbe essere una normativo che impone alle ditte il recupero,reciclaaggio e smaltimento. Grazie in anticipo,Silvia