Il mondo sembra aver iniziato da un paio d’anni una seconda corsa al nucleare, ma basterebbe guardare leggermente al di là del proprio naso per notare che c’è un’energia rinnovabile ed accessibile a tutti che ha potenzialità molto maggiori: il mare.
Questo è quanto calcolato da Frost & Sullivan, un’agenzia di analisi di mercato, la quale ha spiegato che considerando l’energia proveniente dal moto ondoso, maree e correnti degli oceani e mari di tutto il mondo, l’energia potenzialmente producibile ammonterebbe a 6 mila terawattora all’anno, circa il doppio di quanto tutte le centrali nucleari al mondo producono. Con la differenza che mentre il nucleare ha vita breve, dato che l’uranio prima o poi finirà, il moto ondoso ci sarà per sempre.
Queste potenzialità sono già state individuate in Scozia dove sta per partire la produzione della più grande turbina sottomarina al mondo. In questo modo si ottiene il massimo dalle rinnovabili in quanto il mare ha una prevedibilità più costante rispetto al vento e al sole, ed ha come potenzialità quella di soddisfare il fabbisogno energetico mondiale per almeno il 20%. Secondo i calcoli dell’Associazione Europea dell’Energia degli Oceani (Eu-Oea), entro il 2050 già il 15% del fabbisogno europeo verrà coperto dall’energia del mare, con il conseguente risparmio di milioni di tonnellate di CO2 e la produzione di migliaia di posti di lavoro.
L’unico ostacolo che frena, almeno per adesso, l’ascesa dell’energia dal mare sono i costi. Trattandosi di una tecnologia piuttosto nuova e poco pubblicizzata, ha avuto uno sviluppo ed una diffusione molto minore rispetto ad esempio ai pannelli solari, e per questo i prezzi sono elevati. Attualmente il costo della produzione di un solo megawatt per un impianto a moto ondoso è di circa 2,4 milioni di euro, molto più alto rispetto ad altre forme energetiche, a cui si aggiunge il problema della mancanza di sovvenzionamenti. Ma secondo la Frost & Sullivan anche questo problema potrebbe essere risolto a breve. Secondo i loro calcoli ci vorranno circa 5-10 anni finché i costi cominceranno a scendere e a diventare competitivi con le altre fonti energetiche. Da quel momento in poi la diffusione potrebbe diventare molto più rapida.
Fonte: [Corriere della Sera]
Fallon 1 Marzo 2017 il 1:32 am
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