Nelle ultime settimane alcuni scienziati in tutto il mondo sono ritornati a porsi l’antico problema di come produrre energia dagli oceani. Sembra scattata una sorta di gara tra le industrie di tutto il mondo su chi potrà costruire le apparecchiature migliori per la produzione di energia idroelettrica. Alcuni modelli sono in fase di sviluppo, nel tentativo di stabilire il modo più efficace per generare energia grazie alle maree, altri sono già pronti.
Pelamis, una delle prime aziende a sfruttare l’energia degli oceani, utilizza tre strutture lunghe 150 metri in acciaio flessibile in grado di guidare generatori idraulici e di produrre 750 chilowatt di potenza ciascuno. Questa pietra miliare delle rinnovabili che si trova sulla costa settentrionale del Portogallo, ha cominciato ad operare solo nell’ultimo anno. Ora, però ha già dei rivali. Una macchina “infernale” battezzata AnacondaMovie Camera, progettata nel Regno Unito dall’azienda Checkmate Seaenergy, è un gigantesco dispositivo a forma di serpente di gomma anziché in acciaio.
Il macchinario passa sopra un tubo pieno d’acqua e lo spreme per generare un’onda artificiale che gira all’interno di un generatore, il quale a sua volta raggiunge la coda. Il progetto finale è destinato ad essere 7 metri di larghezza per 200 metri di lunghezza, potrebbe alimentare mediamente 1000 case alla massima operatività. Questo dovrebbe accadere, secondo le ultime previsioni, intorno al 2014. Ma le novità non sono finite qui.
Un’altra azienda che sfrutta le onde utilizza un concetto totalmente diverso: il galleggiamento. Spiega Hugh-Peter Kelly della Trident Energy, azienda con sede nel Regno Unito:
Il modo più semplice per ottenere energia dalle onde è quella di un dispositivo galleggiante collegato ad un generatore lineare di elettricità.
La Trident ha inventato un dispositivo a forma di boa che utilizza le onde per muoversi come su un ascensore, capace di estrarre il 50% in più di energia rispetto ai galleggianti tradizionali di dimensioni simili. Le boe contengono un generatore lineare che muove i magneti in modo da formare l’elettricità. Ogni dispositivo potrebbe generare fino ad un megawatt, spiega Kelly, e la prossima sperimentazione è prevista sulla costa di Suffolk, Regno Unito, già in questi mesi.
Ma ancora, in Australia occidentale è stato installato un dispositivo fatto con pompe per l’acqua di mare che passa attraverso le idroturbine on-shore, in modo da evitare di danneggiare la bellezza del mare. Il sistema CETO ha funzionato bene finora ed il primo impianto commerciale è previsto per fine 2009. La società prevede di generare 50 megawatt di potenza con ogni boa.
Tornando nell’emisfero settentrionale, Archimedes Waveswing è un altra boa subacquea, progettata dai britannici della AWS Ocean Energy, in grado di sfruttare anche il gas. In particolare la boa si trova almeno 6 metri al di sotto della superficie del mare e ha una sezione che può muoversi su e giù, la quale comprime il gas all’interno della boa il quale, spremuto attraverso un generatore, può dare energia ad oltre 500 case per ogni boa.
Ma esistono anche piattaforme fisse, come quella montata con due turbine a Strangford Lough, Irlanda del Nord, nel 2008 che fornisce 1,2 megawatt di potenza per le case locali; o una a 6 turbine della società britannica TidalStream che produce 10 megawatt di potenza. E di esempi in tutto il mondo ce ne sono davvero tanti. Come abbiamo potuto vedere le possibilità per recuperare energia dall’elemento più abbondante al mondo, l’acqua, sono tante, ma purtroppo vengono spesso dimenticate.
Fonte: [newscientist]
Luca M 11 Luglio 2009 il 3:53 pm
io sapevo che i pelamis avessero problemi finanziari…
http://www.ecoblog.it/post/7970/i-pelamis-bloccati-dalla-crisi-economica
Sauro 23 Settembre 2010 il 12:19 pm
Esistono generatori lineari che grazie alle basse pressioni si riesce a produrre energia elettrica.
Il gas propellente può essere di qualsiasi natura, ma principalmente vengono utilizzate le reazioni chimiche tra bicarbonato e acqua (conosciute meglio come effervescenze) oppure vapore acqueo.