L’utilizzo dei combustibili fossili, ed in particolare del carbone, per la produzione di energia, condannerebbe l’Italia al pagamento delle multe di Kyoto con conseguenti ripercussioni negative sulle casse e sul bilancio dello Stato. E’ questo uno dei motivi per dire “NO” al carbone formulati da Legambiente che, inoltre, in concomitanza con la chiusura del vertice a Cancun, ha posto l’accento sul fatto che la nascita di nuovi impianti a carbone nel nostro Paese non farà altro che peggiorare la nostra dipendenza energetica visto che quasi tutto il carbone utilizzato viene importato.
Quello del carbone a conti fatti è solo un business vantaggioso per le aziende energetiche che, a fronte dei potenziali risparmi nell’acquistare il combustibile, non comporterà ricadute positive sulle bollette dei consumatori.
Poi, sempre secondo Legambiente, occorre sia conoscere, sia fare molta attenzione a quelli che sul carbone sono dei veri e propri falsi miti. Ad esempio, la cosiddetta tecnica CCS, quella che per intenderci va a catturare ed a stoccare l’anidride carbonica, risulta essere ancora tutta da sperimentare. L’utilizzo di tale tecnologia, tra l’altro, contribuirà ad abbassare il rendimento delle centrali a fronte di un utilizzo su vasta scala, e quindi su dimensioni industriali, che di questo passo ci sarà solo nel 2020.
Il carbone, inoltre, a fronte del suo esaurimento, prima o poi, risulta essere letteralmente drogato dai sussidi statali che, come sopra accennato, lo rendono appetibile agli occhi dei produttori di energia a fronte di prezzi in bolletta comunque elevati per le famiglie, e ricadute negative sull’ambiente. Legambiente pone l’accento sul fatto che le economie dei Paesi emergenti sono sempre più energivore al punto che le riserve mondiali di carbone rischiano di esaurirsi in tempi più brevi del previsto e, in particolare, nell’arco di dieci anni si potrebbe arrivare a 50-60 anni, ovverosia su tempi equivalenti alle riserve residue di gas e di petrolio.
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