Il mondo si dà da fare nel tentativo di tagliare le emissioni, ma a causa di alcuni Paesi super-inquinatori, come la Cina, ogni sforzo risulta vano. E’ quanto se ne deduce dall’ultimo studio della IEA (Agenzia Internazionale per l’Energia) che ha calcolato che nel 2011, nonostante una maggiore attenzione all’ambiente e nonostante la crisi economica, le emissioni di gas serra globali sono aumentate del 3,2%.
Il dato più preoccupante è che, secondo i calcoli dell’agenzia, Europa e Stati Uniti hanno effettivamente ridotto le proprie emissioni, ma la Cina le ha aumentate di ben il 9,3%, non solo andando a compensare il taglio delle altre due macro regioni, ma riportando in positivo il totale delle emissioni.
Il rapporto Action Climate Tracker dimostra come, a livello mondiale, gli sforzi che si stanno facendo per tagliare le emissioni non sono abbastanza. E’ evidente che l’obiettivo finale è mitigare l’innalzamento della temperatura che, se si dovesse continuare in questo modo, entro il 2020 potrebbe essere di 3,5 gradi, ben al di sopra del livello di guardia dei 2 gradi Celsius. Entro quella data, scrive il Business Week, le emissioni dovrebbero arrivare dalle attuali 31,6 miliardi di tonnellate a 53 miliardi. Per poterci permettere di “controllare” il riscaldamento non oltre i 2 gradi dovrebbero essere non più di 44 miliardi.
Attualmente, secondo lo stesso rapporto, i problemi sono diversi a seconda dei Paesi. Ad esempio il Brasile è uno dei maggiori responsabili dell’inquinamento a causa della forte deforestazione che sta attuando negli ultimi anni. Peciò in questi giorni il Governo sta studiando un nuovo regolamento per ridurre lo sfruttamento delle foreste, ma è molto difficile da far rispettare. Dall’altra parte del mondo il problema del Giappone sta nel fatto che se si vuole uscire dal nucleare bisogna riaprire le centrali a carbone, mentre il passaggio alle rinnovabili, che è già partito, è comunque molto lento. Inutile invece specificare qual è il problema della Cina: troppo ricorso al carbone e troppe automobili che emettono in quantità davvero insostenibili. L’unica ad uscire bene dall’analisi è l’Europa che, al tasso attuale, dovrebbe rispettare i parametri che si è data entro il 2020. Ma purtroppo potrebbe non bastare.
[Fonte e foto: Treehugger]
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