Sappiamo tutti quanto il fumo passivo delle sigarette sia dannoso per la salute, ma per quanto concerne l’impatto ambientale del fumo emesso durante la cottura della carne nei fast-food fino ad oggi non si sapeva ancora molto.
Un nuovo studio presentato alla riunione annuale della American Chemical Society svoltasi a San Francisco il 23 marzo scorso dimostra come l’astenersi dal mangiare al fast food, piatti pronti come hamburger e patatine fritte, non sia una misura sufficiente a proteggere le persone dai loro effetti nocivi. La ricerca, condotta dalla professoressa Deborah Gross del Carleton College, spiega come alcuni ristoranti emettano fumo e particelle inquinanti che, non solo influenzano la qualità dell’aria, ma contengono anche noti agenti cancerogeni.
Gross e il suo team hanno lavorato sulla misurazione e sulla comparazione delle particelle solide e liquide emesse durante la cottura dei cibi più diversi con apparecchi commerciali quali forni, piastre e girarrosto. Nel corso di queste prove e della messa a confronto dei vari apparecchi per cuocere la carne ed i cibi, gli studiosi hanno scoperto che i cibi grassi cotti ad alte temperature – in particolare quelli cotti direttamente sulla fiamma – sono quelli che producono il più alto livello di emissioni.
Queste pietanze sono tra i più grandi autori di reati ai danni dell’ambiente, ed includono i consumatissimi hamburger ed il pollo fritto: ogni 1,000 libbre di hamburger cotti si producono ben 25 chili di emissioni, mentre 1,000 libbre di pollo fritte in olio di arachidi hanno prodotto una quantità di emissioni ancora maggiore, pari a circa 45 libbre di inquinamento atmosferico pericoloso. Meno offensiva sembrerebbe invece la pizza ( e qui noi italiani tiriamo sicuramente un bel sospiro di sollievo, considerando che ne consumiamo in grandi quantitativi e non potremmo mai rinunciarci), che è causa di solo 3 libbre di emissioni ogni 1.000 libbre di prodotto cotto.
Gross si aspetta che la sua ricerca conduca ad un maggiore attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni sulle emissioni legate alla cottura di alimenti, già di per sè poco sani, come quelli prodotti nei fast-food.
[Fonte: Mother Nature Network]
Micius 4 Giugno 2011 il 9:50 pm
Grazie per queste preziose informazioni! Solo una precisazione:
“Queste pietanze sono tra i più grandi autori di reati ai danni dell’ambiente, ed includono i consumatissimi hamburger ed il pollo fritto: ogni 1,000 libbre di hamburger cotti si producono ben 25 chili di emissioni, mentre 1,000 libbre di pollo fritte in olio di arachidi hanno prodotto una quantità di emissioni ancora maggiore, pari a circa 45 libbre di inquinamento atmosferico pericoloso.”
25 chili sono 55 libbre. E’ un errore o le quantità sono quelle? Se sì, allora sono gli hamburger che inquinano più dei poveri polli fritti. 😉
Paola Pagliaro 5 Giugno 2011 il 5:31 pm
🙂 mi faccio due conti e ti dico…