E’ uno dei motti vegetariani o vegani, e cioè che uno dei tanti motivi per smettere di mangiare carne è che questa inquina. E’ risaputo da tempo che gli allevamenti di animali che permettono al nostro frigorifero di avere sempre al suo interno una confezione di bistecche o di hamburger inquinano decine di volte di più dei campi di insalata, ma un nuovo studio dimostra che questo inquinamento è tantissimo, fin quasi alla metà di tutte le emissioni legate alle attività umane.
Questo studio è direttamente collegato a quello che vi avevamo mostrato qualche giorno fa sull’uso dei fertilizzanti in agricoltura, i quali sono responsabili dell’emissione di ossido di diazoto, uno dei gas serra più potenti. In questo caso però non si parla solo dei fertilizzanti, ma delle emissioni provenienti dal concime animale che serve per creare colture per alimentare altri animali. Questo processo è responsabile delle emissioni di protossido di azoto, terzo gas serra più importante dell’ozono stratosferico, dopo anidride carbonica e metano.
E soprattutto è il più grande “contributo” che l’uomo dà al buco dell’ozono visto che l’anidride carbonica e gli altri gas si formerebbero anche senza l’uomo, ma questo no. Secondo Eric Davidson del Woods Hole Research Centre che ha studiato il fenomeno, le nostre abitudini alimentari potrebbero portare nuovamente ad allargare il buco, a meno che non vengano effettuate due operazioni: riduzione del 50% nel consumo di carne ed imparare ad utilizzare in modo più efficiente l’ossido di azoto di circa il doppio.
Secondo la sua teoria, descritta sull’Environmental Research Letters, per ogni chilo di carne prodotta c’è bisogno di più di un chilo di grano, che a sua volta necessita di più di un chilo di fertilizzanti contenenti azoto. Dunque se l’azoto venisse utilizzato in maniera ottimale, dimezzandone la quantità ed evitando che vada dispersa, e al contempo si riducesse l’utilizzo di carne, le emissioni diventerebbero facilmente assorbibili dall’atmosfera. Anche se può sembrare una cosa impossibile il dimezzamento del consumo di carne, basti pensare che un secolo fa circa ne mangiavamo anche meno della metà rispetto ad oggi. Insomma, la vita troppo comoda e le abitudini alimentari sbagliate potrebbero portarci in cattive acque.
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