Da un paio di mesi a questa parte, da quando cioè sono entrate in vigore le nuove leggi europee che prevedono il pagamento della tassa sull’inquinamento da parte delle compagnie aeree, le polemiche non hanno mai smesso di incendiare il dibattito. Le compagnie dei Paesi extraeuropei non sono mai state convinte che fosse giusto pagare una tassa per far del bene all’Europa, e così hanno deciso l’opposizione dura, come quella della Cina che ha persino minacciato di non attraversare più i cieli del Vecchio Continente. Fino a mercoledì quando hanno deciso di coalizzarsi.
Due giorni fa infatti le principali compagnie di trenta Paesi, compresi i “ribelli” americani e cinesi, si sono riunite a Mosca per discutere le contromisure da adottare nei confronti del sistema di scambio di emissioni europeo (ETS). Hanno così deciso che ognuno di questi Paesi aveva il diritto di inserire propri limiti alle emissioni, da far pagare alle compagnie europee quando attraversavano i loro cieli. E’ evidente che più che l’interesse dell’ambiente, si stava tentando di aprire una vera e propria guerra commerciale.
L’iniziativa è stata subito criticata da Connie Hedegaard, responsabile del clima dell’Unione Europea, la quale ha sottolineato come questa decisione sia semplicemente di principio visto che le compagnie aeree di questi Paesi, anche se tra i mugugni, si sono adattate ed hanno iniziato a pagare la tassa.
Tutto si risolverebbe se l’Organizzazione Internazionale dell’Aviazione Civile prendesse una decisione, ma dopo anni di dibattiti siamo ancora ad un punto morto. La Hedegaard ha ribadito che non si tratta di un modo per sfavorire le compagnie extraeuropee nei confronti di quelle interne perché se queste abbassassero le proprie emissioni, il problema sarebbe risolto. Ma questo punto di vista non piace all’estero, specialmente a Cina e Stati Uniti che sono i maggiori inquinatori mondiali. Ad ogni modo, facendo due calcoli, non sembra che questa tassa sia così terribile visto che pare costerà tra i 5 ed i 10 euro a passeggero, e le compagnie sono autorizzate a scaricare questo costo proprio sui clienti. Ma è chiaro che nessuno vuol fare un passo indietro.
[Fonte: The Guardian]
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