Affamati ed emaciati, i cuccioli dei leoni marini sono spiaggiati lungo le coste del Pacifico.
Le condizioni meteorologiche tropicali caratterizzate da un intenso El Niño sono la causa di questo triste fenomeno. Le temperature insolitamente calde della superficie del mare nel Pacifico occidentale si stanno spostando a est, costringendo le risorse alimentari naturali dei leoni marini – calamari, naselli, aringhe e acciughe – a cercare acque più fredde.
I leoni marini adulti hanno accumulato abbastanza grasso per sopravvivere all’improvvisa penuria alimentare, ma i loro cuccioli non sono così ben attrezzati. Richard Evans, direttore sanitario del Pacific Marine Mammal Center a Laguna Beach, in California, spiega che, quando gli animali arrivano nelle mani del suo team, sono al terzo stadio della Fame.
“Abbiamo tre fasi di fame nell’uomo e negli animali: uno, due, tre. Tre è quando sei ridotto così male che stai per digerire il muscolo come fonte di proteine”.
Il Pacific Marine Mammal Center salva i leoni marini affamati, li nutre e poi li rilascia in mare. Gli scienziati del centro hanno iniziato a vedere un aumento della fame nei cuccioli di leone marino già dalla primavera scorsa. Il centro è abituato a vedere animali malati, ma di solito non così gravemente. I cuccioli hanno iniziato ad arrivare al centro così mal ridotti che, per riportarli in salute, ci sono voluti fino a sei mesi di cure anziché i soliti due o tre mesi.
C’era stato un El Niño nel Pacifico anche ad inizio di aprile scorso, che aveva colpito le colonie di nidificazione. Oltre alla carenza di cibo, alcune madri potrebbero aver deciso di interrompere l’allattamento ai loro cuccioli per poter sopravvivere loro stesse. Poiché i cuccioli sono troppo compromessi per dargli cibo solido, i veterinari del centro partono con una dieta liquida. Prima cercano di nutrirli nel posto in cui li hanno trovati, ma non sempre funziona, perchè alcuni il giorno seguente non li trovano più.
Evans dice che El Niño responsabile della carestia dovrebbe durare un altro mese o giù di lì. Poi i pesci ed i calamari di cui si nutrono i leoni marini ritorneranno a popolare le acque.
Nel frattempo, si lavora incessantemente per cercare di salvare i cuccioli, senza pensare o lasciarsi commuovere, proprio come in un ospedale quando c’è un’emergenza.
Si piange a casa, dopo.
[Fonte: Npr.org]
Manuel 1 Marzo 2017 il 12:54 am
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