El Niño
El Niño (in spagnolo “il Bambino”) è una corrente oceanica caratterizzata da temperature insolitamente calde che si manifesta nel Pacifico equatoriale, a differenza de La Niña, che è caratterizzata da temperature insolitamente fredde, sempre nella stessa area del Pacifico equatoriale. El Niño è un’oscillazione del sistema oceano-atmosfera nel Pacifico tropicale con gravi conseguenze per le condizioni metereologiche di tutto il mondo.
El Niño deve il suo nome al periodo in cui si manifesta. Il momento dell’anno in cui è più evidente è infatti il mese di dicembre, ed i pescatori sudamericani che lo individuarono per la prima volta gli dettero il nome spagnolo di Gesù Bambino, in quanto si manifestò proprio a ridosso del Natale. Per questo l’effetto opposto, La Niña, ha assunto anche il nome opposto, e cioè la Bambina.
Le conseguenze più comuni sono un aumento delle precipitazioni in tutto lo strato Meridionale degli Stati Uniti e in Perù, che in passato hanno causato inondazioni distruttive, mentre al contrario causano siccità nel Pacifico Occidentale, talvolta associata a devastanti incendi in larghe zone dell’Australia. Le osservazioni delle condizioni nel Pacifico tropicale sono considerate essenziali per la previsione metereologica a breve termine (all’incirca fino a 6-9 mesi) delle variazioni del clima. Per fornire i dati necessari, la NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) gestisce una rete di boe che misurano la temperatura, le correnti e i venti nella fascia equatoriale. Queste boe trasmettono i dati ogni giorno ai ricercatori e metereologi di tutto il mondo in tempo reale.
Nelle condizioni normali, cioè in assenza di El Niño, gli alisei soffiano verso Ovest attraverso il Pacifico tropicale. Questi venti accumulano acqua calda in superficie nel Pacifico Occidentale, in modo che la superficie del mare si alza di circa mezzo metro in Indonesia rispetto all’Ecuador. La temperatura superficiale del mare è di circa 8° C superiore a Ovest, con temperature più fresche al largo del Sud America, a causa di una risalita di acqua fredda dai livelli più profondi. L’acqua fredda è ricca di sostanze nutritive, un alto livello di produttività primaria, diversi ecosistemi marini e i principali tipi di pesci.
Le precipitazioni sono dovute alla risalita dell’aria calda che lascia il Pacifico Orientale relativamente secco. Durante El Niño, gli alisei si allentano nel Pacifico Centrale e Occidentale, comportando un ribasso termico nel Pacifico Orientale, ed un aumento termico ad Ovest.
Per avere un’idea dell’effetto devastante di questa corrente basti pensare a cosa avvenne durante il 1982-1983, quando l’isoterma (temperatura costante dell’acqua) scese di 17 gradi a circa 150 metri di profondità. Ciò ridusse l’efficienza della risalita per raffreddare la superficie e, di conseguenza, ridusse la quantità di nutrienti nella zona eufotica. Il risultato fu un aumento della temperatura della superficie del mare e un drastico calo della produttività primaria che ha avuto ripercussioni sulla catena alimentare e la pesca commerciale della regione.
Nel dicembre del 1997 si è toccato probabilmente il culmine della forza di El Niño. L’acqua calda si diffuse dal Pacifico Occidentale verso Est (in direzione del Sud America), la “lingua fredda” si indebolì, ed i venti nel Pacifico Occidentale, in genere deboli, soffiarono con forza verso Est, spingendo l’acqua calda in quella direzione. Le anomalie portarono ad uno dei mesi di dicembre più caldi della storia. Il fenomeno però non si manifesta ogni anno, ma di solito una volta ogni due-sette anni.
El Niño è venuto alla ribalta negli ultimi anni, in cui si parla sempre più di riscaldamento globale, perché sono in molti a credere che sia provocato dall’effetto serra. In realtà non solo El Niño non è provocato dall’inquinamento, dato che è un fenomeno che risale a 5 milioni di anni fa, ma non possiamo nemmeno fare nulla per fermarlo in quanto avviene come fenomeno naturale dell’oscillazione tra caldo e freddo. L’unico aspetto su cui la scienza si dovrebbe impegnare non è tanto come attenuare gli effetti della corrente, ma come fare per limitarne i danni. Inoltre gli scienziati della NOAA non si sbilanciano, affermando che non ci sono prove che l’effetto serra possa aggravare gli effetti di El Niño.
Per approfondire:
- Aprile, nuovo record di caldo: il riscaldamento globale si fa sentire sempre più
- Attività solare più riscaldamento globale aumentano le possibilità di fenomeni come El Niño
- Inverno 2010, il più rigido degli ultimi 30 anni
- Trovata la causa delle basse temperature della primavera, si chiama “La Niña”
[Fonte: NOAA]