Il potenziale dell’efficienza energetica nella riduzione delle emissioni generata dal risparmio sui consumi degli edifici, e non solo, è enorme. Tanto da poter far raggiungere quota -30% negli obiettivi taglia CO2 al 2020, rispetto al 20% programmato. Se ne è parlato in questi giorni a Roma nell’ambito del convegno organizzato da AzzeroCO2 dal titolo “Efficienza energetica: le aziende italiane alla sfida del clima”.
I dati sono quelli che provengono da uno studio effettuato dall’Istituto di ricerche Ambiente Italia. La ricerca sostiene che
intervenendo con politiche e incentivi per migliorare l’efficienza energetica in alcuni settori strategici, quali edifici, impianti termici per riscaldamento, raffrescamento, produzione di acqua calda sanitaria, azionamenti elettrici, autoveicoli e bike sharing, è possibile raggiungere una riduzione dei consumi energetici di circa 9Mtep e, soprattutto, delle emissioni di CO2 di 28Mt entro il 2020.
Prevenendo quelle che potrebbero essere obiezioni sui costi di una simile rivoluzione in chiave efficienza energetica, gli autori spiegano che si tratterebbe di investimenti con un ritorno sicuro, ripagati negli anni dal considerevole risparmio energetico ottenuto con gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici:
interventi che, oltretutto, si ripagano da soli perché sulla base della spesa ipotizzabile, dei tempi di vita utile degli interventi e del mancato costo di acquisto dell’energia, il saldo dell’operazione risulta positivo, con un attivo di 16 miliardi di euro.
Lo studio sottolinea che l’Italia ha ridotto notevolmente le sue emissioni grazie alla crisi che ha frenato la produzione industriale. Quello che si vuole scongiurare è che alla ripresa della crescita economica corrisponda una nuova impennata di CO2, con i vecchi tassi di generazione pre-crisi. Beppe Gamba, Presidente di AzzeroCO2 spiega il ruolo dell’efficienza energetica nell’impedire che questo avvenga, sottolineando come
l’efficienza energetica rappresenta una prospettiva di intervento con margini positivi ampissimi. E questo studio dimostra come sia possibile ridurre l’impatto delle attività sul clima creando vantaggi per le imprese e poi per gli utenti finali, perché si riducono le bollette e le importazioni di fonti fossili dall’estero.
[Fonte: Adnkronos]
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