Il periodo invernale è tipicamente quello più critico per l’inquinamento atmosferico come è chiaramente emerso anche di recente durante l’emergenza smog dello scorso dicembre. L’attenzione generale attorno a questi temi è legata agli effetti di breve e lungo termine che PM10 ed altre sostanze inquinanti hanno sulla salute umana a cominciare evidentemente dal sistema respiratorio.
Il particolato e le malattie respiratorie
Parlando della natura e dell’origine del particolato abbiamo visto come esso sia costituito da piccole particelle solide di varia origine che restano sospese nell’aria e che proprio questi motivi possono essere facilmente inalate durante la respirazione. Proprie nelle vie respiratorie si concentrano di conseguenza gli effetti negativi del PM10 e del particolato in generale con conseguenze che si possono manifestare sia nel breve che nel lungo periodo.
La relazione tra PM10 e salute umana dipende fondamentalmente da due elementi:
- La dimensione delle particelle: più piccola è la dimensione delle particelle di particolato (rappresentata dal così detto diametro equivalente), più profondo è il livello di interazione che queste possono avere con l’organismo. La particelle di diametro maggiore vengono filtrate e bloccate nelle prime vie respiratorie mentre quelle di diametro più piccolo possono giungere a vari livelli nei polmoni.
- La composizione delle particelle: gli effetti del PM10 dipendono ovviamente anche dalla composizione delle particelle solide. Mentre infatti alcune sostanze sono inerti altre possono produrre effetti più o meno intensi sull’apparato respiratorio.
Nel breve periodo l’esposizione ad alte concentrazioni di PM10 può tradursi in irritazioni alle vie respiratorie con conseguenze potenzialmente più pericolose in soggetti a rischio. Nel lungo periodo invece l’esposizione ad alti livelli di particolato può portare ad affezioni a carico dell’apparato respiratorio e cardiocircolatorio. Il sito del Ministero della Salute ad esempio individua nell’inquinamento atmosferico e nel particolato nello specifico uno degli elementi che possono scatenare una crisi d’asma. Lo stesso sito mette in correlazione alcune particolari allergie con la formazione di particolato di origine naturale spesso ricco di pollini.
Come abbiamo già visto parlando dell’emergenza smog dello scorso dicembre, il particolato PM10 ed il particolato fine PM2.5 sono indicati da molti studi su scala europea come causa di miglia di morti premature ogni anno.
I dati del progetto VIIAS
In Italia l’esposizione al PM10 e più in generale a tutte le componenti dell’inquinamento atmosferico è monitorata costantemente dal progetto VIIAS (Valutazione Integrata dell’Impatto dell’Inquinamento atmosferico sull’Ambiente e sulla Salute) finanziato dal Centro Controllo Malattie (CCM) del Ministero della Salute. Alcuni risultati del programma VIIAS sono stati presentati in un convegno nel mese di giugno 2015.
Tra i molti dati inclusi in questo studio emergono anche importati distinzioni geografiche con i cittadini delle regioni settentrionali (e la Pianura Padana in particolare) che risultano maggiormente esposti ad alte concentrazioni di PM2.5. Nel 2005 si stimava una concentrazioni media di PM2.5 pari 11,4 µg/mc. All’interno di questo dato nazionale però si stimavano valori molto differenti a seconda delle aree considerate:
- Nord: 14,6 µg/mc
- Centro: 10,5 µg/mc
- Sud ed Isole: 8,6 µg/mc
Concentrazioni molto differenti si registrano anche in funzione del contesto territoriale. Sempre nel 2005 nelle aree urbane la concentrazione media di PM2.5 era stimata in 23,9 µg/mc mentre nelle aree rurali si scendeva a 11,1 µg/mc.
Lo smog è più dannoso del fumo?
Negli anni passati si sono diffusi soprattutto in rete allarmi che indicavano nello smog un pericolo per la salute pesino superiore al fumo di sigaretta. Se ne occupava ad esempio già nel 2004 Corriere.it pubblicando una lettera di alcuni medici dell’Istituto dei Tumori di Milano che smentivano questo scenario. In assenza di pubblicazioni specifiche ben poco si può comunque aggiungere su questo argomento anche se è chiaro che gli studi sugli effetti del tabagismo sulla salute umana sono ormai ben consolidati mentre quelli sull’inquinamento atmosferico sono più recenti e parziali.
Resta infine la considerazione di fondo che smog e fumo sono entrambi nocivi alla salute e che anzi la concomitanza dei due fattori può aumentare il rischio.
Come difendersi dallo smog
Chi vive in aree in cui sono frequenti alte concentrazioni di PM10 può adottare alcuni comportamenti utili a ridurre l’esposizione al particolato. Oltre all’ovvio consiglio di limitare se possibile il tempo trascorso all’aperto, può essere utile proteggere gli ambienti domestici e lavorativi dall’ingresso di aria inquinata. A questo scopo si possono mantenere chiuse porte e finestre nelle ore di maggior inquinamento spostando il ricambio d’aria nelle ore in cui la concentrazione di PM10 è più contenuta. Fonti informative in questo senso sono ad esempio le agenzie ARPA regionali che per le aree a rischio diffondono bollettini aggiornati sullo stato delle polveri sottili.
Cautela occorre porre anche per tutte quelle attività sportive che si svolgono all’aperto e che proprio in conseguenza dello sforzo fisico richiedono una respirazione più intensa. Considerando che le concentrazioni di PM10 e PM2.5 sono spesso più elevati in prossimità delle strade più trafficate, chi ha la necessità di spostarsi a piedi dovrebbe scegliere di preferenza percorsi pedonali o a bassa intensità veicolare.