I politici di quasi tutto il mondo oggi non fanno più gli interessi della gente che li vota, ma quelli dell’economia. Per questo motivo quando si parla di ambiente e di mutamenti climatici, spesso la classe politica pensa che si tratti di sciocchezze legate alla salute degli alberi e di qualche animaletto. Nemmeno le stime sulle morti di esseri umani collegate a questo fenomeno, circa 400 mila all’anno in tutto il mondo, fanno paura. E allora cosa può farlo? Forse i dati economici.
Secondo il DARA group ed il Climate Vulnerable Forum, due gruppi non governativi europei, già soltanto i decessi collegati ai mutamenti climatici costano da soli mille e duecento miliardi di dollari l’anno, l’1,6% del PIL mondiale. Si tratta di morti collegate alle temperature sempre più elevate, agli allagamenti collegati all’innalzamento del livello dei mari, o alle persone morte di fame o di sete in seguito alla siccità ed alla scarsità dei raccolti. Ma anche malattie attribuibili all’inquinamento, epidemie, e tanti altri motivi riconducibili ai cambiamenti climatici. E purtroppo non sono gli unici dati preoccupanti.
Continuando di questo passo, dicono i 50 scienziati che hanno redatto il rapporto, entro il 2030 l’effetto sull’economia mondiale si raddoppierà, portando ad una perdita del 3,2% del PIL, con picchi dell’11% nei Paesi non industrializzati. E se non si crede a degli scienziati, forse i politici potrebbero credere ad un loro collega, Sheikh Hasina, primo ministro del Bangladesh, che ha spiegato come ad ogni grado di incremento della temperatura media corrisponde una perdita di produttività del terreno del 10% pari ad una stima monetaria da 2,5 miliardi di dollari. Se a questo ci aggiungiamo gli altri danni collegati ai mutamenti climatici, un Paese come il Bangladesh perde già oggi il 3-4% del PIL.
Ovviamente se i Paesi poveri subiscono i danni peggiori, non è detto che quelli ricchi ne escano indenni. Le stime per il 2030 parlano di una perdita di PIL negli Stati Uniti del 2%, ma i danni li stiamo già vedendo in questi giorni a causa delle condizioni climatiche sempre più estreme che stiamo sperimentando in Europa, dove se i fenomeni naturali estremi prima erano molto rari, oggi sono diventati abituali.
Il cambiamento climatico non è solo una minaccia lontana, ma un pericolo attuale. Il suo impatto economico è già tra noi.
Con queste poche ma concrete parole Michael Zammit Cutajar, ex dirigente della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici sintetizza lo stato attuale delle cose. Più chiaro di così.
[Fonte: the Guardian]
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