Gli italiani ancora non sanno costruire gli edifici di classe A. Sarà perché in gran parte del Paese fa caldo 9 mesi all’anno, o perché ancora non si è diffusa la cultura del risparmio energetico, ma fatto sta che su 100 edifici censiti da Legambiente, solo 11, peraltro tutti nella Provincia di Bolzano, sono stati promossi. Tutti gli altri bocciati o rimandati.
E’ questo il quadro disegnato dall’associazione ambientalista sullo stato degli edifici italiani, costruiti senza isolamento alle pareti, con finestre sottili o montate male, ponti termici tra diversi materiali e strutture che facilitano la dispersione del calore. Tutto questo comporta un incremento nello spreco energetico per quanto riguarda il riscaldamento o il raffreddamento, che arriva a pesare sulle tasche degli italiani dai 200 ai 500 euro all’anno in più a famiglia.
Gli esperti di Legambiente hanno fatto il giro dell’Italia con un macchinario speciale in grado di scattare delle “termofoto”, cioè delle fotografie che rilevano la temperatura, in modo da notare, all’esterno degli edifici, quali presentavano maggiore dispersione. Il calcolo è semplice, più rosse vengono le foto, maggiore è il calore all’esterno dell’abitazione. Ciò significa che si sta verificando uno spreco energetico, e dunque la casa non è di classe A.
Per avere un’idea dell’energia (e dei soldi) letteralmente gettati dalla finestra, basti pensare che una casa di classe A consuma ogni anno, nel processo di riscaldamento/raffreddamento, 30 KWh/mq (chilowattora per metro quadro). Una classe C, cioè la maggior parte delle abitazioni che hanno applicato solo alcune delle attenzioni per evitare gli sprechi, ma che ancora devono fare molto, consuma più del doppio (70 KWh/mq), mentre i classe E, cioè gli edifici definitivamente bocciati, consumano 120 KWh/mq.
Per Legambiente occorre dunque stabilire da subito, per i nuovi edifici e per le ristrutturazioni edilizie oltre una certa dimensione, uno standard minimo obbligatorio di Classe A su tutto il territorio nazionale. Poi, bisogna introdurre contributi obbligatori minimi e crescenti per le fonti rinnovabili negli edifici rispetto ai fabbisogni termici ed elettrici
si legge sul report del sito. Nel dossier sono state anche valutate le Regioni, in qualità di responsabili dei controlli, sanzioni, criteri e riferimenti in materia di prestazioni energetiche in edilizia. Com’era facile da prevedere, le Province autonome di Trento e Bolzano sono risultate le migliori d’Italia, insieme alla Lombardia e al Piemonte che prevedono normative ottimali in tema di efficienza energetica, energie rinnovabili, certificazione energetica e controlli/sanzioni. Promosse con riserva Emilia Romagna, Puglia e Liguria; rimandate in quanto alcune normative non andavano bene, ma altre sì, Lazio, Umbria e Val d’Aosta; bocciate tutte le altre. Se vogliamo raggiungere gli obiettivi del taglio delle emissioni, e risparmiare anche qualche euro che di questi tempi è fondamentale, bisogna ripartire da qui.